L’influenza dei geni sulle prestazioni sportive d’élite è un tema complesso e affascinante, che combina biologia, ambiente e psicologia. Ecco un approfondimento strutturato:
### **1. Fattori genetici legati alle capacità fisiche**
- **VO₂ max e resistenza**:
La capacità di utilizzare ossigeno (VO₂ max) ha una componente ereditaria del 50-70%. Geni come *ACE* (Angiotensin-Converting Enzyme) influenzano l’efficienza cardiovascolare. La variante *ACE I* è associata a resistenza, comune in popolazioni come i Kalenjin del Kenya, noti per i corridori di lunga distanza.
- **Esempio**: L’alta prevalenza della variante *ACE I* in Etiopia e Kenya potrebbe spiegare parte del loro dominio nella corsa.
- **Fibre muscolari**:
Il gene *ACTN3* codifica una proteina nelle fibre muscolari veloci (tipo II). La variante *R577X* è legata a prestazioni esplosive (sprint), mentre la sua assenza favorisce le fibre lente (tipo I), utili per sport di resistenza. Atleti giamaicani, come Usain Bolt, mostrano spesso la variante "veloce".
- **Adattamenti all’altitudine**:
Popolazioni andine ed etiopi hanno mutazioni nel gene *EPAS1*, che migliorano la tolleranza all’ipossia (basso ossigeno). Questo vantaggio è cruciale per atleti che si allenano in alta quota.
### **2. Geni che influenzano la psicologia e la motivazione**
- **Dopamina e reward system**:
Geni come *DRD2* e *COMT* regolano i livelli di dopamina, influenzando motivazione e tolleranza alla fatica. Varianti come *DRD2 A1* sono associate a una maggiore perseveranza, utile negli sport di resistenza.
- **BDNF e plasticità neurale**:
Il gene *BDNF* (Brain-Derived Neurotrophic Factor) favorisce l’apprendimento motorio e la resilienza allo stress. Livelli elevati di BDNF possono migliorare la capacità di adattarsi a allenamenti intensi.
- **Soglia del dolore**:
Varianti del gene *SCN9A* modulano la percezione del dolore. Atleti con una tolleranza più alta possono spingersi oltre i limiti fisici.
### **3. Ambiente vs. Genetica: il caso dei corridori kenioti ed etiopi**
- **Fattori culturali e socioeconomici**:
In Kenya ed Etiopia, la corsa è vista come una via di riscatto economico. L’allenamento in altopiani (2.000-2.500 metri) stimola la produzione di globuli rossi, potenziando la resistenza.
- **Attenzione**: Non è solo genetica. La dieta ricca di carboidrati complessi e uno stile di vita attivo fin dall’infanzia contribuiscono al successo.
- **Selezione naturale storica**:
Popolazioni con tradizioni di pastorizia in ambienti aridi hanno sviluppato corpi leggeri e gambe lunghe, vantaggiosi per la corsa. Questo adattamento millenario potrebbe aver favorito geni ottimizzati per l’efficienza energetica.
### **4. Etica e limiti del determinismo genetico**
- **Test genetici e controversie**:
Aziende come *23andMe* offrono test per individuare predisposizioni sportive, ma rischiano di ridurre l’atleta a un profilo genetico, ignorando fattori come passione e coaching.
- **Critica**: Il gene *ACTN3* è presente anche in non-atleti, dimostrando che i geni non sono destino.
- **Gene doping**:
La modifica di geni come *EPO* o *MSTN* (che regola la crescita muscolare) solleva dilemmi etici. Nel 2020, la Cina ha iniziato sperimentazioni su embrioni per potenziare resistenza, suscitando allarme.
### **5. Conclusione: l’interazione genesi-ambiente**
I geni forniscono un *potenziale*, ma è l’ambiente a trasformarlo in eccellenza. Ad esempio:
- Michael Phelps ha una combinazione unica di vantaggi fisici (apertura alare, metabolismo lattacido), ma senza allenamenti di 6 ore al giorno, non avrebbe vinto 23 ori olimpici.
- Simone Biles, oltre a una genetica favorevole per forza e agilità, ha sviluppato una disciplina mentale estrema, cruciale nella ginnastica.
**In sintesi**: I geni sono una "carta vincente", ma il gioco si vince con lavoro, cultura e opportunità. La sfida futura è bilanciare la scienza genetica con il rispetto per la complessità umana.