lunedì 16 giugno 2025

"Il vero miglioramento non nasce dallo sforzo di essere qualcun altro, ma dall'accettazione di sé e dalla crescita autentica." ✨

 Quali sono le 5 migliori abitudini da sviluppare che aiutano qualcuno a diventare una versione migliore di se stesso? Credevo nel potere delle strategie e delle abitudini ed ero determinata a diventare una versione migliore di me stessa. Ho letto oltre 200 libri di auto-aiuto e psicologia, ho completato dozzine di corsi e partecipato a numerosi seminari. Ho meditato. Ho fatto docce fredde. Ho fatto visualizzazioni negative. Ho scritto i miei obiettivi. Eppure, dopo anni di tentativi, alla fine mi sono trovato faccia a faccia con una verità scomoda: Non stavo davvero andando da nessuna parte. Certo, alcuni dei miei spigoli più ruvidi erano stati levigati, ma ero più o meno la stessa merda di me stessa che ero sempre stata. La differenza principale sembrava essere l'esperienza con cui potevo essere poetico su tutto questo. Non riuscivo a capire quale fosse il problema. Cominciai a dubitare di tutto: Sono state le strategie? Forse le strategie che avevo trovato e applicato non erano le migliori o quelle giuste? Ero io il problema? Semplicemente non avevo la disciplina e la motivazione per avere successo? Non ero abbastanza intelligente? Potrebbe essere che semplicemente non capissi abbastanza bene i libri e i metodi per farne davvero uso? Nonostante anni di sforzi, non potevo sfuggire alla verità: ero tornato al punto di partenza. E quando mi sono guardato intorno, mi sono reso conto che non ero certo solo. La mia storia era la storia della maggior parte delle persone. Tutto è cambiato quasi da un giorno all'altro, quando mi sono imbattuto nella vera natura della realtà. Piuttosto che trovare strumenti e strategie migliori per cambiare me stesso, più leva per convincermi a fare ciò che non volevo fare, mi sono guardato dentro: Mi sono reso conto che stavo già bene. Mi sono reso conto che non c'era nessun posto dove arrivare. Mi resi conto che stavo vivendo nella sensazione del mio pensiero. Per quanto posso descriverlo, un grande senso di pace è venuto su di me. Non stavo più combattendo una battaglia per essere una versione migliore di me stesso. Potevo rilassarmi. Potevo respirare. Potevo godermi il momento in cui mi trovavo. Andava tutto bene. Anche le cose che non lo erano. Quando finalmente mi sono rilassata in quel momento, è successa una cosa divertente: Ho iniziato ad agire per ottenere ciò che volevo. Senza sforzo. Quasi automaticamente. Per lo più con un senso di gioia e facilità. Non sorprende che sia la qualità che la quantità del mio lavoro siano migliorate. Ho fatto più lavoro, lavoro migliore e mi sono divertito di più. Il lavoro non era più una fatica. Meno mi concentravo su ciò che non andava o su ciò che mi mancava, più diventavo presente, fiduciosa, generosa e gentile. Senza sforzo. In un curioso paradosso, sono diventato una versione migliore di me stesso semplicemente perché ho smesso di sforzarmi di essere migliore e mi sono accettato per quello che ero. Non sorprende che coloro che si sentono a proprio agio e soddisfatti nella propria pelle siano più sicuri e pacifici. Eppure è così facile dimenticarlo quando il mondo intorno a noi spinge costantemente un'immagine falsa di come dovrebbero essere la bellezza, il successo e la felicità. Quello che ho visto è che si può cercare di emulare gli altri fino a diventare blu in faccia. Tuttavia, anche se ci riesci, sarai una copia inferiore di qualcun altro, quando sei sempre stato una versione originale perfetta, vibrante e dinamica di te stesso. Quindi, dopo 40 anni passati a sprecare tempo a cercare di essere una versione "migliore" di me, il mio consiglio è questo: Smetti di paragonarti agli altri. Smetti di cercare di essere all'altezza del tuo sé ideale. Guardate dentro. Accetta te stesso. Rilassare. Quando lo farai, scoprirai di aver avuto tutte le risorse di cui avrai mai avuto bisogno per tutto il tempo. Questo mondo ha bisogno di persone esattamente come te. Quindi, per favore, sii più te stesso e meno qualcun altro.




"Concediti un momento di puro piacere: lascia che il cioccolato fondente risvegli i tuoi sensi e nutra la tua mente!" 🍫✨

 Mi va bene mangiare cioccolato fondente anche se non ho il diabete di tipo 2? Certo che si può mangiare cioccolato fondente, anche se non si ha il diabete di tipo 2. Il cioccolato fondente non è un sostituto del pasto "solo per i pazienti", è un alimento nutriente in sé. I polifenoli naturali del cacao hanno effetti antiossidanti, che aiutano a migliorare la funzione cardiaca, stabilizzare le emozioni e aumentare la concentrazione. Per la gente comune, mangiare una quantità moderata di cioccolato fondente ad alta purezza non solo non è dannoso, ma può diventare un punto luminoso salutare nella dieta quotidiana. Non abbiamo bisogno di aspettare che il corpo si illumini prima di iniziare a prestare attenzione alla qualità della nostra dieta. Scegliere il cioccolato fondente non è perché "non si può mangiare dolce", ma perché "vale più la pena mangiare bene". In una vita frenetica, invece di fare il pieno di energia con spuntini ricchi di zuccheri, è meglio utilizzare un pezzetto di cioccolato fondente ad alta purezza per risvegliare la vitalità del corpo e la lucidità della mente. Questo non è il prezzo della moderazione, ma una scelta più intelligente.



sabato 14 giugno 2025

“Là dove una luce può cancellare il ricordo di un topo, nell’uomo quell’ombra è intessuta nell’anima: spegnerla significa riscrivere chi siamo.”

 Il miraggio di “cancellare” un ricordo

Nei topi lo facciamo davvero: marchiamo i neuroni che compongono l’engram della paura, poi li ri-accendiamo o li distruggiamo con la luce. Quando quelle cellule muoiono – per un caspasi fotosensibile, per tossine guidate da un promotore genico o semplicemente perché bloccata la sintesi proteica durante la finestra di riconsolidamento – l’animale non trema più di fronte al suono che lo terrorizzava il giorno prima. È successo con l’ablatione mirata di neuroni ad alto CREB nell’amigdala(pmc.ncbi.nlm.nih.gov), con la stimolazione optogenetica di engram nel giro dentato(pmc.ncbi.nlm.nih.gov) e perfino toccando l’asse Rac1-microglia che destabilizza il ricordo(sciencedirect.com).


1. Perché nei topi “funziona”

  • Circuiti compatti. Un ricordo di paura condizionata vive soprattutto in poche migliaia di neuroni dell’amigdala o dell’ippocampo.

  • Genetica su misura. Possiamo introdurre, regione per regione, proteine sensibili alla luce o a farmaci letali solo per le cellule “accese” durante l’apprendimento.

  • Senza limiti etici stringenti. Uccidere neuroni in un roditore è ammesso: serve a capire i meccanismi di base.


2. L’uomo è un altro universo

  • Scala e ridondanza. 86 miliardi di neuroni, ricordi distribuiti tra ippocampo e corteccia prefrontale: la stessa esperienza si “spezzetta” in rappresentazioni sensoriali, emotive, semantiche. Cancellarne una copia non basta: altre copie riaffiorano. Gli studi sugli engram corticali remoti mostrano sinapsi che si rinforzano progressivamente nel tempo(nature.com).

  • Identità intrecciata alla memoria. Eliminare un trauma senza toccare ciò che lo circonda rischia di smontare parti di personalità, apprendimento o empatia.

  • Barriere tecnologiche. Optogenetica richiede virus, fibre ottiche e luce intracranica: oggi testata solo in primati non umani per movimenti o percezione, non per engram complessi(pmc.ncbi.nlm.nih.gov). Un foto-“interruttore” che scovi – e abbatta – miliardi di sinapsi selettive è fuori portata.


3. Le vie “soft” già sperimentate sull’uomo

Strategia Come agisce Stato dell’arte
Blocco della riconsolidazione (propranololo) Riattivi il ricordo, somministri un β-bloccante: speri che la traccia si riscriva senza componente emotiva. Risultati discontinui: alcune coorti di PTSD migliorano, altre no(sciencedirect.com, nature.com, pmc.ncbi.nlm.nih.gov, frontiersin.org).
Fotobiomodulazione transcranica (PBM) Luce infrarossa modula metabolismo e plasticità subito dopo il trauma. Nei ratti riduce deficit di memoria; sperimentazione umana preliminare in corso(researchgate.net).
TMS/tDCS mirata Depotenzia il circuito prefrontale-amigdala, facilitando l’estinzione. Terapie complementari all’esposizione, effetti modesti.

4. Le frontiere “hard” in laboratorio

  • Editing epigenetico dell’engram. dCas9-KRAB o dCas9-TET riscrivono marchi istonici nei neuroni che portano il ricordo, spegnendone la trascrizione; per ora solo in roditori(neurostra.unistra.fr, nature.com).

  • Microglia & immuno-interruttori. Modulare il dialogo tra cellule immunitarie cerebrali e engram per destabilizzare la traccia(sciencedirect.com).

  • Bio-DURC: death-upon-recall. Geni che producono tossine solo se la cellula si riaccende durante il ricordo; concettualmente potente, ma letalmente rischioso per l’uomo.


5. Ostacoli etici e giuridici

L’Europa discute di neurorights: diritto all’integrità mentale, alla privacy neurale, alla non-manipolazione dello stato d’animo. Un recente studio del Parlamento UE segnala lacune nella norma attuale e ipotizza nuove tutele specifiche prima che neuro-impianti o terapie di “memory editing” arrivino in clinica(europarl.europa.eu).


6. Che cosa è realistico aspettarsi

Orizzonte Probabile evoluzione Limiti previsti
0-5 anni Terapie di riconsolidazione più mirate (β-bloccanti + VR, MDMA-assisted therapy), TMS personalizzata. Efficacia solo in subset di pazienti; non “cancellano” ma attenuano.
5-15 anni Trial di gene-therapy localizzata in casi gravissimi (es. PTSD refrattario), DBS adattativa che silenzia in tempo reale l’engram patologico. Rischi chirurgici, costi, dibattito etico.
>15 anni Editing epigenetico di ricordi specifici combinato a neuro-nanodispositivi per targeting sinaptico. Serviranno norme globali su identità, consenso revocabile e “diritto all’oblio mentale”.

7. In sintesi

Nei topi bastano pochi fotoni per sciogliere l’orrore; nell’uomo, la paura è tessuta in un arazzo neurale molto più esteso e intimo. Le tecniche attuali modulano il ricordo, non lo estirpano. Arriveranno strumenti più finemente chirurgici, ma la domanda centrale rimarrà: quanto di noi stessi possiamo permetterci di cancellare?



venerdì 13 giugno 2025

Passeggiando e creare ricchezza.

 

Progetto Passeggiaconoi – "Passeggiando, creando ricchezza"

1. Visione

Rendere il cammino un volano di benessere, inclusione sociale e sviluppo economico per le comunità locali della Campania, promuovendo stili di vita sostenibili e la scoperta lenta dei territori.

2. Missione

Ideare e gestire una piattaforma partecipativa che colleghi camminatori, operatori turistici, artigiani, produttori agricoli e istituzioni, trasformando ogni passo in valore condiviso.

3. Obiettivi strategici 2025‑2028

  1. Attivare 5 percorsi‑pilota (40‑100 km ciascuno) entro giugno 2026.

  2. Generare almeno 200.000 € di ricavi indotti annui alle micro‑imprese dei percorsi entro il 2027.

  3. Coinvolgere 300 volontari "ambasciatori del cammino" e 50 imprese artigiane/agricole.

  4. Ridurre del 20 % la stagionalità turistica nelle aree interessate.

4. Contesto e trend

  • I cammini italiani sono cresciuti del 29 % nel 2024, con oltre 1,4 milioni di pernottamenti e un indotto nazionale >8 miliardi €.

  • In Campania l’Atlante Regionale dei Cammini elenca oggi 14 itinerari ufficiali; la Regione sostiene la promozione attraverso il programma “Cammini Aperti”.

5. Proposta di valore

StakeholderValore offerto
CamminatoriEsperienze autentiche, app con credenziali digitali, badge & sconti
Comunità localiIncoming destagionalizzato, micro‑finanza per start‑up, valorizzazione del patrimonio
Sponsor & CSRVisibilità su progetti ESG, analytics su engagement, naming rights dei sentieri

6. Attività chiave

  1. Mappatura sentieri & creazione tracce GPX.

  2. Formazione guide locali e operatori hospitality.

  3. Micro‑crowdfunding "Adotta un km" per manutenzione.

  4. Eventi mensili “Passeggiaconoi Day” con mercatini locali.

7. Modello di business (estratto)

  • Commissione 10 % su pacchetti “alloggio+experience”.

  • Abbonamento “Premium Walker” (19 €/anno) per sconti, coperture assicurative, kit di benvenuto.

  • Sponsorizzazioni CSR (banche locali, brand outdoor).

  • Fondi pubblici (GAL, PSR, PNRR Turismo) e bandi regionali.

8. Stakeholder & partner

  • Regione Campania – Assessorato Turismo

  • Comuni e GAL coinvolti nei percorsi

  • Club Alpino Italiano (sez. Napoli)

  • Cooperative sociali & ONG ambientali

  • PMI turistiche, agriturismi, B&B, artigiani locali

9. Roadmap

FasePeriodoDeliverable
0 – Co‑designLug‑Ott 2025Tavoli di lavoro, statuto, brand book
1 – PrototipoNov 2025‑Mar 2026Lancio percorso pilota “Via delle Colline Aversane” (60 km)
2 – ScalabilitàApr 2026‑Dic 2027Altri 4 percorsi, app full‑stack, rete servizi
3 – Consolidamento2028Break‑even operativo, espansione in altre regioni

10. Budget di avviamento (stima in k€)

Voce20252026
Sviluppo piattaforma4010
Comunicazione & branding2515
Formazione & guide2010
Eventi & marketing1520
Fondo manutenzione sentieri1020
Totale11075

11. KPI & impatto

  • Camminatori registrati

  • Notti vendute nel network

  • Ricavi al km

  • CO₂ evitata vs. turismo auto‑centrico

  • Posti di lavoro creati (FTE)

12. Governance

  • APS (Associazione di Promozione Sociale) con consiglio direttivo 7 membri

  • Comitato scientifico (esperti slow tourism, sostenibilità, marketing)

  • Consulta dei camminatori (community feedback trimestrale)

13. Prossimi passi immediati

  1. Registrazione dominio e canali social passeggiaconoi.it

  2. Avvio micro‑sondaggio online su interessi dei camminatori

  3. Richiesta di patrocinio al Comune di Frattamaggiore

  4. Presentazione candidatura al bando regionale “Campania Turismo Lento 2025‑B”



“L’intelligenza artificiale non sostituirà l’ingegno umano: lo moltiplicherà in chi vorrà crescere, lo lascerà atrofizzare in chi sceglierà di fermarsi.”

 🤖 IA: super-poteri o super-problemi?


1. Produttività ≠ pigrizia (ma serve metodo)

  • In un esperimento sul campo con 7 137 knowledge-worker di diversi settori, l’accesso a Copilot ha ridotto i tempi di consegna di circa il 28 % senza sacrificare la qualità (arxiv.org).

  • Studi controllati su ChatGPT mostrano aumenti di produttività fino al 37 % per compiti di scrittura e analisi (joshbersin.com).

  • A livello macro, gli economisti del MIT stimano però che l’IA potrebbe aggiungere “solo” 1,1-1,6 % di PIL nei prossimi dieci anni – un balzo percepibile, ma non una rivoluzione istantanea (news.mit.edu).

Morale: l’IA accelera chi ha già un buon processo; chi non lo ha rischia di moltiplicare confusione, non valore.


2. Lavoro: più posti… e più rimescolamento

  • Il Future of Jobs Report 2025 prevede ≈ 170 milioni di nuovi ruoli entro il 2030, soprattutto in data science, energie pulite, assistenza alla persona e… supervisione dei sistemi IA (weforum.org).

  • Contemporaneamente, circa il 40 % delle attività di programmazione potrebbe essere automatizzato entro il 2040 (forbes.com), e l’OCSE avverte che fino al 45 % dei posti esistenti è “potenzialmente automatizzabile” nei paesi avanzati (oecd.ai).

Che succede davvero? Nel breve termine prevale la riconfigurazione: le mansioni cambiano più velocemente di quanto spariscano i contratti. Nel medio termine, chi aggiorna competenze e processi rimane rilevante; chi non lo fa rischia il disallineamento.


3. Arriva l’IA “fisica” (ma non domani mattina)

  • Tesla prevede di schierare la prima “legione” commerciale del robot Optimus già nel 2025 (teslarati.com).

  • BMW ha sperimentato il robot umanoide Figure 02 su linee di assemblaggio, con buoni risultati di destrezza millimetrica (press.bmwgroup.com).

  • Investimenti record (≈ 3 mld $ previsti nel 2025) puntano a portare umanoidi in magazzini e fabbriche, ma costi, sicurezza e ROI restano sfide aperte (businessinsider.com).

👉 Questi prototipi mostrano potenziale, non ancora sostituzione di massa. Per anni lavoreranno accanto alle persone, assorbendo compiti ripetitivi o ergonomicamente critici.


4. Verità vs. velocità: l’altra faccia della medaglia

  • La generazione di deepfake audio-video sta evolvendo più in fretta dei sistemi di verifica; scienziati parlano di una vera corsa agli armamenti tra falsificazione e rilevamento (optica-opn.org).

  • L’FBI ha già diramato allerte su truffe basate su clonazione vocale di funzionari pubblici (steptoe.com).

  • L’EU AI Act (in vigore dal 2026) imporrà verifica di provenienza, watermarking e responsabilità legale per i modelli ad “alto rischio” (investopedia.com, europarl.europa.eu).

Il punto che sollevi è cruciale: distinguere vero da falso richiederà “quantità” di competenze, standard aperti (es. Content Credentials) e alfabetizzazione mediatica, non solo rapidità di click.


5. In sintesi: l’IA «vale la pena» se…

  1. Formazione continua – Competenze digitali, capacità di prompt-engineering e pensiero critico diventano la nuova alfabetizzazione di base.

  2. Progettazione centrata sull’uomo – Automatizzare il noioso libera tempo per creatività, relazione e decisioni strategiche.

  3. Regole chiare & trasparenti – Governance (EU AI Act, audit etici) per ridurre asimmetrie di potere, bias e disinformazione.

  4. Collaborazione uomo-macchina – La produttività migliore nasce dall’ibrido, non dall’uno che rimpiazza l’altro.

Se queste condizioni mancano, allora sì, rischiamo una “pigrizia accelerata” o addirittura un incubo di disoccupazione + info-toxicity. Ma con politiche lungimiranti e responsabilità condivisa, l’IA può diventare il toolkit che amplifica il meglio di noi.




giovedì 12 giugno 2025

"Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia. Ma solo attraversando l’oscurità interiore possiamo incontrare davvero noi stessi." — ispirata a Carl Gustav Jung.

 “Conoscere la propria oscurità è il metodo migliore per affrontare l'oscurità degli altri.”

Carl Gustav Jung

Introduzione

Quante volte, durante una passeggiata o nella frenesia quotidiana, ci imbattiamo nel lato ombroso di chi ci cammina accanto — la rabbia, la tristezza o la paura — e non sappiamo come reagire? Jung ci ricorda che la chiave è dentro di noi: quando riconosciamo e accogliamo i nostri lati più nascosti, diventiamo più lucidi e gentili nell’incontro con l’altro.

Che cos’è “l’oscurità” di cui parla Jung?

Nel linguaggio junghiano l’ombra rappresenta il complesso di impulsi, emozioni e pensieri che, per motivi culturali o personali, abbiamo rimosso o negato. Non è il “male” assoluto ma, più spesso, un sacchetto di energie vitali inascoltate: desideri non detti, ferite mai curate, paure congelate nel tempo.

Perché guardarla in faccia?

  • Autenticità: Chi conosce la propria ombra smette di indossare maschere rigide e può mostrarsi per ciò che è, senza sovra‑difese.

  • Empatia reale: Sapendo quanto possa essere impegnativo affrontare il proprio buio, offriamo agli altri uno spazio di ascolto libero da giudizio.

  • Resilienza: Le parti riconosciute non ci sorprendono più: diventano terreno fertile su cui costruire soluzioni creative.

Come esplorare la propria ombra (anche camminando)

  1. Camminata consapevole: Dedica almeno dieci minuti della tua passeggiata a osservare il dialogo interno. Che emozione emerge quando attraversi un tratto in salita? E quando incroci altri camminatori?

  2. Journaling post‑passeggiata: Al rientro, annota senza censura ciò che hai provato. Non analizzare, limita a descrivere.

  3. Dialogo con l’ombra: Immagina di sederti su una panchina con quella parte di te che ti infastidisce. Che cosa vorrebbe dirti? Più che rispondere, ascolta.

  4. Condivisione sicura: Raccontare l’esperienza durante le nostre uscite di gruppo crea un ambiente di mutuo sostegno: quando una persona parla, spesso dà voce a molti.

Camminare insieme, illuminarsi a vicenda

Quando due o più persone camminano fianco a fianco con consapevolezza, le ombre si fanno meno minacciose. Il passo condiviso regola il respiro, e il ritmo naturale ‑– tacere, commentare, ridere — permette a ciascuno di essere vista/o oltre le apparenze. In questo senso, passeggiare diventa un atto comunitario capace di trasformare la vulnerabilità individuale in forza collettiva.

Spunti pratici per le prossime uscite

  • Il sentiero delle emozioni: scegliamo un percorso conosciuto e, a ogni bivio, fermiamoci in silenzio per sentire quale emozione prevale prima di decidere la direzione.

  • L’oggetto‑specchio: raccogli un piccolo oggetto naturale che ti attiri (una foglia, un sasso) e poi, al gruppo, spiega quale parte di te rispecchia.

  • Mantra del passo gentile: ripetiamo mentalmente “Accolgo il mio passo, accolgo il tuo passo” per ricordare che ogni ritmo ha diritto di esistere.

Conclusione

Coltivare la familiarità con la nostra oscurità non è un esercizio di auto‑analisi senza fine, ma un modo per liberare energie sopite e imparare a camminare accanto agli altri con rispetto e leggerezza.

Invito all’azione
Nella prossima passeggiata di passeggiaconoi prova a tenere uno spazio interiore di ascolto aperto. Porta con te un quaderno, raccogli frammenti di pensieri e, se vuoi, condividili con il gruppo. Insieme, ogni ombra trova la sua luce.

 


 

"Camminare è rispondere al mondo con la propria voce, prima che il mondo ti imponga la sua."

 Questa frase potente – "Il mondo ti chiederà chi sei, e se non lo sai, il mondo te lo dirà" – può diventare un punto di partenza ispiratore per un post del blog di PasseggiaConNoi, legato al tema dell’identità, della scoperta personale e del viaggio come forma di esplorazione interiore, non solo esteriore.

Ecco un possibile spunto sviluppato:


Chi sei quando cammini nel mondo?

"Il mondo ti chiederà chi sei, e se non lo sai, il mondo te lo dirà."
Questa frase – attribuita a Carl Jung – ci invita a riflettere su una verità profonda: se non definiamo noi stessi, lo farà qualcun altro al posto nostro.

Ma come si fa a conoscersi davvero? A volte serve uscire. Camminare. Perdersi in una città che non parla la tua lingua. Ascoltare storie diverse, vedere con occhi nuovi.

PasseggiaConNoi nasce proprio da questo bisogno: esplorare il mondo fuori per scoprire il mondo dentro.
Ogni passo è una domanda. Ogni incontro, una risposta possibile. Ogni museo, una memoria che risuona.

Nei nostri percorsi, tra specchi tridimensionali e realtà aumentata, non vogliamo solo raccontare la storia di un luogo. Vogliamo aiutarti a raccontare la tua.
Perché forse la domanda vera non è "Chi sei?", ma "Chi vuoi diventare mentre attraversi il mondo?"


Perfetto. Approfondiamo il concetto legato alla frase:


🌍 Il mondo ti chiederà chi sei, e se non lo sai, il mondo te lo dirà

Un viaggio tra identità, cammino e consapevolezza con PasseggiaConNoi

Viviamo in un’epoca dove tutto sembra già deciso. Algoritmi ci suggeriscono cosa guardare, cosa mangiare, persino come sentirci. Ma in mezzo a questa rete di stimoli esterni, c’è una domanda che continua a pulsare sotto pelle:
Chi sono io?

Spesso pensiamo che la risposta si trovi chiudendoci in noi stessi. Ma cosa accade se invece iniziamo a camminare?
Camminare non come fuga, ma come ricerca.
Attraversare strade nuove, lasciarsi sorprendere dai suoni, dalle architetture, dai volti, dai riflessi nei vetri. Camminare in un museo e vedere se stessi riflessi in un'opera.
Passeggiare come atto filosofico: un corpo in movimento che cerca il proprio significato nel mondo.

Il pericolo di non sapere chi si è

Quando non scegliamo chi siamo, il mondo lo farà per noi.
La società ci darà un'etichetta, una categoria, un ruolo. Spesso stretti. Spesso ereditati.
Ecco perché è fondamentale creare spazi – interiori e fisici – in cui esplorarci con curiosità e libertà.
PasseggiaConNoi vuole essere uno di questi spazi: non solo un'app, ma un'esperienza. Una lente attraverso cui guardare la città e, nel frattempo, guardarci dentro.

L’identità non è una destinazione: è un viaggio

Nei percorsi che proponiamo, usiamo la tecnologia per aumentare la percezione, non per distrarla.
Specchi interattivi, realtà aumentata, storie invisibili rese visibili: tutto serve a stimolare la domanda più importante, quella che spesso dimentichiamo di porci.

Non dove stai andando. Ma da dove vieni. Chi stai diventando. Chi scegli di essere.

E se oggi non hai ancora una risposta chiara, non temere. Il cammino è fatto per questo: per imparare a rispondere, passo dopo passo.




Mediaset non è stata solo televisione, ma una leva di potere capace di trasformare la visibilità in fiducia, le aziende in marchi e il lavoro invisibile dietro le quinte in un’influenza che ha segnato un’epoca.

  Mediaset: il grande potere televisivo che ha plasmato l’immaginario collettivo e il mercato Per decenni Mediaset non è stata soltanto una ...