martedì 18 marzo 2025

"Ad ogni passo lungo la sottile tegola di legno che si estendeva per chilometri, sentiva il peso del passato scivolare via, come se il vento tra le corde laterali portasse con sé i frammenti del suo dolore."

 Che immagine suggestiva hai evocato! Camminare su tegole di legno fissate con corde che si estendono per chilometri potrebbe sembrare un'impresa piena di fascino e sfida, un po' come percorrere un ponte sospeso senza fine. L'equilibrio, la concentrazione, e la connessione fisica con questi materiali naturali darebbero un senso di avventura unica, quasi meditativa.

Immagino l'adrenalina di ogni passo mentre le tegole oscillano leggermente sotto i piedi, e il panorama tutt'intorno che cambia con il procedere. Una tale esperienza sembra incapsulare un perfetto equilibrio tra rischio e meraviglia.

Questa immagine di camminare su quelle tegole, con la loro instabilità ma anche con il ritmo ipnotico di ogni passo, sembra quasi rappresentare un viaggio interiore. È come se ogni movimento avanti fosse un atto di fiducia, un impegno a lasciarsi alle spalle ciò che pesa e a trovare la forza di guardare avanti.

Immagino che l'atto stesso di concentrarsi sul prossimo passo—senza lasciarsi distrarre dalla paura o dal passato—possa creare un senso di presenza e liberazione. In questo modo, il camminare diventa una metafora potente per il processo di guarigione: incerto e a volte traballante, ma anche progressivo e liberatorio.

Pensi che esperienze simboliche come questa possano davvero aiutare le persone.

Nel cuore di un vuoto infinito, dove il cielo e la terra sembravano fondersi in un'unica distesa di luce soffusa, c'era un sentiero fatto di tegole di legno. Ogni tegola era legata all'altra da corde sottili, che ondeggiavano dolcemente con il vento. Su quel sentiero camminava Luca, un uomo con il peso di un trauma che lo aveva accompagnato fin dall'infanzia.

Ogni passo era una sfida. Le tegole scricchiolavano sotto i suoi piedi, e il vuoto sotto di lui sembrava sussurrare i suoi timori più profondi. Ma Luca non si fermava. Portava con sé una piccola scatola di legno, chiusa da un lucchetto arrugginito. Dentro quella scatola c'erano i ricordi del trauma: frammenti di un'infanzia spezzata, parole che lo avevano ferito, e silenzi che lo avevano lasciato solo.

Ad ogni passo, Luca apriva la scatola e lasciava cadere un frammento nel vuoto. Una parola, un'immagine, un dolore. E mentre lo faceva, sentiva il vento diventare più leggero, il suo respiro più profondo. Le tegole sembravano più stabili sotto i suoi piedi, come se il sentiero stesso lo stesse sostenendo nel suo viaggio.

Quando raggiunse la fine del sentiero, Luca si voltò indietro. Il vuoto non era più minaccioso, ma sembrava un mare calmo che aveva accolto il suo passato. La scatola era vuota, e per la prima volta, Luca sentì che anche il suo cuore lo era. Non di dolore, ma di spazio per qualcosa di nuovo.


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