giovedì 22 maggio 2025

L’intelligenza artificiale, se governata con visione ed etica, può diventare il catalizzatore di una crescita economica inclusiva grande quanto le sfide sociali e ambientali che impone.

 

1. Perché l’IA è così dirompente

L’Ocse descrive l’intelligenza artificiale come una «general-purpose technology» paragonabile all’elettricità: pervasiva, in costante auto-miglioramento e capace di innestarsi in (quasi) ogni filiera produttiva, con effetti moltiplicativi sulla produttività di sistema. Due studi Ocse pubblicati nell’aprile 2024 mostrano che, nei Paesi avanzati, il solo fattore IA potrebbe spiegare tra lo 0,6 e l’1,3 punti percentuali di crescita annua della produttività totale dei fattori nel prossimo decennio. (OECD, OECD)

2. Il potenziale economico in cifre

  • Generative AI: McKinsey stima un valore aggiunto annuo fra 2,6 e 4,4 trilioni USD, pari a un’intera Germania in più ogni anno. (McKinsey & Company)

  • IA nel suo complesso: per PwC il contributo cumulato al PIL globale potrebbe raggiungere 15,7 trilioni USD entro il 2030, con 6,6 trilioni da produttività e 9,1 trilioni da nuovi consumi. (PwC)

3. Dove crea valore (opportunità settoriali)

Settore Applicazioni chiave Beneficio economico
Produzione Manutenzione predittiva, ottimizzazione supply-chain –40 % downtime, –10 % costi manutenzione
Sanità Diagnostica per immagini, drug discovery assistita +15-20 % accuratezza diagnosi precoce
Servizi finanziari Credit scoring multimodale, rilevamento frodi in tempo reale –50 % perdite da frode
Retail Pricing dinamico, personalizzazione offerta +5-10 % ricavi per cliente
L’utilizzo di modelli IIoT + IA in fabbrica (es. platform IBM watsonx) ha già ridotto del 15 % i fermi macchina in plant automotive in Italia. (IBM)

4. Impatto sul lavoro: numeri e dinamiche

  • Il Future of Jobs 2025 del WEF prevede 69 milioni di nuovi posti creati dall’IA e 83 milioni disallineati, per un saldo –14 milioni, ma distribuito in modo eterogeneo fra Paesi e mansioni. (Rapporti del Forum Economico Mondiale)

  • Gli studi Oxford (2025) sul mercato freelance mostrano che le skill “sostituibili” (traduzioni, copy di base) vedono cali di domanda fino al 50 %, mentre skill complementari (prompt engineering, data curation) crescono del 25 %. (EurekAlert!)

  • L’analisi Brookings-FT segnala che il rischio di displacement colpisce ora i “white-collar” concentrati nelle metropoli ricche (legali, analisti, coder). (Financial Times)

5. Gap di competenze e reskilling

Il 75 % dei lavoratori chiede stabilità, ma solo il 19 % dei leader pensa che i modelli organizzativi tradizionali siano adeguati all’era IA (Deloitte 2025). Programmi come Accenture LearnVantage puntano a colmare i vuoti con formazione mirata su cloud, dati e AI, mentre la Banca Mondiale insiste su politiche pubbliche di skilling inclusivo. (The Australian, Newsroom Accenture, Banca Mondiale)

6. Vincitori, perdenti e disuguaglianze

La rapidità di adozione può ampliare il divario fra grandi piattaforme ad alta capitalizzazione e PMI, e fra Paesi dotati di super-calcolo e quelli che dipendono da servizi esterni. Scenari Rabobank evidenziano che senza correttivi redistributivi l’IA tende a far crescere il coefficiente di Gini e a generare backlash regolatori. (Rabobank)

7. Rischi etici e di fiducia

  • Bias algoritmico: sistemi di selezione del personale penalizzano candidati con gap occupazionali o accenti non standard; in Australia oltre il 30 % delle aziende usa HR-AI senza adeguati audit. (news)

  • Discriminazione finanziaria e di polizia predittiva documentata in diversi studi europei. (Robert F. Kennedy Human Rights, FRA)

  • Trasparenza: explainability obbligatoria nei settori ad alto rischio (credito, sanità) secondo l’AI Act UE. (EUR-Lex)

8. Governance e regolazione

  • UE: il Regolamento (EU) 2024/1689 introduce un approccio risk-based, sandbox nazionali e sanzioni fino al 7 % del fatturato mondiale. (EUR-Lex)

  • Standard multilaterali: gli OECD AI Principles (aggiornati 2024) promuovono IA affidabile, trasparente e orientata alla crescita inclusiva; sono già stati recepiti da 46 Paesi. (OECD)

9. L’impatto ambientale

Uno studio Joule 2025 stima che l’IA assorba già il 20 % dell’elettricità dei data center e possa salire al 50 % entro fine anno, minacciando gli obiettivi net-zero: si parla di 82 TWh, pari ai consumi annuali della Svizzera. Progetti di LLM “efficient-first” e riuso di calore di scarto sono in sperimentazione, ma la trasparenza energetica resta scarsa. (WIRED, MIT News)

10. Che cosa fare in azienda

  1. Data readiness: governance dei dati (qualità, provenienza, privacy).

  2. Portfolio di casi d’uso: partire da quick-win a ROI chiaro, scalare con MLOps.

  3. People first: piani di reskilling continui e incentivi alla collaborazione uomo-macchina.

  4. AI Ethics Board: policy interne su bias, explainability, sicurezza, energy footprint.

11. Che cosa fare come policy maker

  • Collegare politiche industriali (infrastrutture cloud-edge, chip) e politiche attive del lavoro.

  • Finanziare R&D open-source e accesso a compute pubblici per startup e Università.

  • Adottare standard di reporting energetico obbligatori per modelli >10 B parametri.

  • Creare strumenti di protezione sociale adattiva (es. conto formazione individuale, wage-insurance) per i lavoratori in transizione.

12. Conclusione

L’IA è un acceleratore potente, ma non automatico, di prosperità. Catturare le opportunità richiede architetture di dati, capitale umano e cornici normative disegnate per un’innovazione responsabile. Chi saprà combinare tecnologia, persone e fiducia governerà la prossima ondata di crescita; chi resterà indietro rischia un duplice divario, economico e sociale.

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