🌅 Passo 1 – Dove il silenzio respira
All’alba, Al Fahidi non è solo un quartiere: è un’antica parola che il vento continua a pronunciare.
Qui, tra le mura color sabbia e le strade lastricate, la città dimentica di essere una metropoli.
Diventa pelle, respiro, memoria.
Il silenzio non è assenza: è presenza intensa, che si infila tra le persiane in legno intagliato, che accarezza le torri del vento — le barjeel — come dita invisibili su strumenti antichi.
Ogni edificio racconta qualcosa che non si legge sulle mappe.
Le pareti non sono solo materia, ma archivi di sabbia e pazienza: hanno visto passare i mercanti delle spezie, i sognatori del deserto, i poeti del tramonto.
Ci sono case che sembrano trattenere il calore di conversazioni dimenticate, e portoni che custodiscono le ombre di chi li ha attraversati.
Passeggiare qui non è movimento.
È ascolto.
Chi ha costruito queste vie lo ha fatto seguendo un’intelligenza che oggi chiamiamo “climatica”, ma che allora era solo intuito sapiente del vivere in armonia. Le barjeel raccoglievano il vento e lo restituivano fresco nelle stanze. Le strade strette non sono un errore: sono progettate per l’ombra, per l’incontro, per rallentare. Per ricordare che il tempo non ci appartiene.
Mi fermo davanti a una piccola fontana spenta.
Nel bacino, l’acqua è quasi immobile, ma riflette il cielo come un occhio aperto sul mistero.
E lì, per un istante, sento che il luogo non è fuori da me, ma dentro: è parte della mia struttura invisibile.
Forse è questo che fanno i luoghi antichi: ci ricordano quello che siamo sempre stati, prima del rumore, prima della corsa.
📿 Riflessione:
I quartieri come Al Fahidi sono sopravvissuti non solo perché sono belli, ma perché sono portatori di una cultura non gridata:
una cultura fatta di pause, ombre, convivenze silenziose.
Qui il potere non si mostra, ma si discioglie nell’aria.
In un mondo che ci chiede di muoverci sempre, Al Fahidi ci insegna a stare.
A lasciare che sia il luogo a venirci incontro, invece che dominarlo.
❓ Domanda per il lettore:
E se la bellezza non fosse qualcosa da catturare, ma da accogliere in silenzio?
Qual è l’ultimo luogo che ti ha insegnato qualcosa senza parlare?
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