lunedì 21 luglio 2025

Dal punto di vista tecnico, la difesa più efficace contro i nuovi dazi è riprogettare la supply‑chain in modo modulare, spostando le fasi a maggior valore aggiunto vicino al mercato statunitense per ridurre la base imponibile senza intaccare la qualità del Made in Italy.

 Titolo: La minaccia dei dazi USA del 30 % e il futuro dell’agroalimentare italiano

Con il conto alla rovescia che scade il 1° agosto 2025, il settore agroalimentare italiano – motore trainante dell’export nazionale – rischia di essere travolto da una nuova ondata di dazi americani. Ecco un’analisi approfondita di ciò che sta accadendo, dei numeri in gioco e delle possibili vie d’uscita.


1. Cosa prevedono i nuovi dazi

Il presidente Donald Trump ha notificato all’Unione europea l’introduzione di tariffe del 30 % su un’ampia gamma di importazioni, comprese molte referenze agroalimentari di punta (vino, formaggi, olio d’oliva, pasta, conserve di pomodoro) con entrata in vigore il 1° agosto, salvo accordo last‑minute. La misura rappresenta un’escalation rispetto al dazio‑base del 10 % in vigore da aprile e replica lo schema “tariffa reciproca” già applicato ad altri partner. (Wall Street Journal, Reuters)


2. Quanto vale oggi il mercato statunitense per il made in Italy agroalimentare

  • Nel 2024 l’Italia ha esportato negli USA 7,8 miliardi di euro di prodotti agroalimentari, prima tra i Paesi UE e terza a livello mondiale dopo Messico e Canada. (agricolae.eu)

  • Gli Stati Uniti assorbono circa il 12 % dell’export agroalimentare italiano totale e sono il secondo mercato extra‑europeo per il settore food&wine. (Unimpresa)


3. L’impatto atteso: numeri e stime

Indicatore Valore stimato
Perdita annua di fatturato per il food italiano 2,3 mld € (stima Coldiretti)
Impatto su PIL italiano al 2027 ‑0,8 % (studio Confindustria)
Ricaduta su famiglie USA (sovraccosto) >2,3 mld €

Le tariffe cumulative arriverebbero al 45 % sui formaggi DOP, 35 % su vini DOC/DOCG, 42 % su pomodoro trasformato, 36 % su pasta ripiena, comprimendo i margini di esportatori e importatori e spingendo verso il rialzo i prezzi al consumo. (Coldiretti, FoodNavigator.com, Italianfood.net)


4. Quali filiere e territori rischiano di più

  • Lombardia: danno potenziale oltre 350 milioni di euro per cibi e bevande – con il lattiero‑caseario in prima linea. (pavia.coldiretti.it)

  • Toscana e Abruzzo: tra le regioni più esposte nell’export di vino, olio e macchine agroindustriali (perdita stimata 19 mld € sull’export complessivo verso gli USA). (RaiNews)

  • Piccola trasformazione (salumi, conserve, pasta artigianale) e distretti DOP/IGP soffrono per la scarsa capacità di “spalmare” costi doganali sul prezzo finale.


5. Segnali precoci: corse all’anticipo e sbalzi nei flussi

Nei primi quattro mesi del 2025 gli importatori USA hanno anticipato ordini, facendo salire le spedizioni italiane di circa 1 mld USD; a maggio il trend si è invertito con un crollo ‑17 % di olio e conserve rispetto al 2024. (ExportUSA New York, Corp., Moneta)


6. Roma e Bruxelles alla ricerca di un piano B

  • La Commissione UE prepara 84 mld € di contromisure e valuta l’uso dell’«anticoercion instrument». (Wall Street Journal)

  • Il commissario Maroš Šefčovič avverte che dazi del 30 % “azzererebbero” il commercio transatlantico, ma conferma la disponibilità a negoziare “fino all’ultimo minuto”. (The Guardian)

  • Ipotesi di compensazioni PAC, crediti d’imposta all’export e sostegno alla promozione nei mercati asiatici sono allo studio del Mipaaf.


7. Strategie di resilienza per aziende e consorzi

  1. Diversificare i mercati: Canada, Corea del Sud e Golfo Persico mostrano forte appetito per l’italian food e dazi inferiori.

  2. Riposizionare la catena del valore: usare co‑packing negli USA per l’ultima fase di confezionamento (dazio sul semilavorato <10 %).

  3. E‑commerce diretto e DTC: aggira parte dell’extra‑costo doganale via soglie de minimis (800 USD) finché restano in vigore.

  4. Contratti di copertura FX e hedging: il dollaro forte compensa parzialmente il dazio, ma serve protezione sul medio termine.

  5. Lobby multilivello: coordinare Coldiretti, Confindustria, Confagricoltura e distretti DOP per mantenere pressione diplomatica su Roma‑Bruxelles‑Washington.


8. Conclusioni

Il braccio di ferro Washington‑Bruxelles entra nella fase decisiva. Se l’introduzione dei dazi al 30 % diventerà realtà il 1° agosto 2025, l’agroalimentare italiano potrebbe affrontare la peggiore tempesta commerciale dagli anni ’30. Tuttavia, grazie a qualità distintiva, brand equity del “Made in Italy” e capacità di adattamento, il settore dispone di leve per resistere – a patto di agire ora su diversificazione, innovazione di filiera e pressioni diplomatiche mirate. Lo scontro non è (ancora) scritto: l’ultima parola spetta ai negoziatori nelle prossime due settimane.


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