1. Premessa: perché proprio “Chi sono io?”
Bhagavan Sri Ramana Maharshi (1879‑1950) non elaborò una «filosofia» nel senso accademico; offrì invece un metodo diretto (ātma‑vichāra) che invita a rivolgere l’attenzione verso la stessa sorgente dell’“io” finché l’io‑pensiero si dissolve, lasciando brillare la consapevolezza pura che egli chiamava Sè (Ātman). Il breve testo Who am I? (Nāṉ Yār?) – 28 domande e risposte raccolte nel 1902 – è la formulazione canonica della pratica. (gururamana.org)
2. Il principio chiave
«L’io è solo l’ombra proiettata davanti al Sole del Sè. Quando il Sole sorge, l’ombra scompare.» (Bhagavan Sri Ramana Maharshi)
Tutto il lavoro consiste nel risalire il pensiero‑io alla sua fonte invece di inseguire gli oggetti mentali. La mente, privata di attenzione, si placa; e nella quiete s’impone la coscienza che vede la mente stessa.
3. I quattro passi pratici
| Passo | Cosa fare concretamente | Cosa NOTARE |
|---|---|---|
| a. Fermati | Siedi comodamente, colonna eretta ma rilassata. Fai un inspiro profondo e lascia che il respiro ritrovi un ritmo naturale. | La postura serve solo a ridurre le distrazioni corporee; non è “la” meditazione. |
| b. Porta la domanda al cuore | Non ripetere mentalmente «Chi sono io?» come un mantra. Ponila una volta, poi ascolta. | Se sorgono risposte discorsive («Sono corpo», «Sono Maria»), nota che sono oggetti visti. |
| c. Segui il filo dell’“io” | Quando appare un pensiero (“Devo pagare una bolletta”), domanda interiormente: «A chi è sorto questo pensiero?». La risposta è sempre «a me». Indaga: chi è questo “me”? | Non analizzare il contenuto del pensiero: torna al sentire elementare di “io‑sono”. |
| d. Resta lì | Lascia che l’attenzione si fondi nel puro senso di esistere privo di qualità. Non cercare fenomeni speciali. | L’apparente “cercatore” svanisce; ciò che rimane è silenzio conscio. |
Queste istruzioni condensano le indicazioni date da Ramana a M. Sivaprakasam Pillai nel testo originale. (gururamana.org)
4. Frequenza e durata
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Sessioni formali: 20‑30 minuti, 1‑2 volte al giorno.
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Vita quotidiana: alla comparsa di qualsiasi pensiero carico di emotività, applica in miniatura lo stesso processo («A chi sorge?» → «Io» → Sorgente).
Col tempo la linea di demarcazione tra pratica in sala e pratica “in strada” svanisce.
5. Ostacoli tipici & correzioni
| Ostacolo | Segnale | Antidoto |
|---|---|---|
| Sforzo eccessivo | Tensione fisica, mal di testa | Ricorda che non stai spingendo il pensiero; stai ritirando l’attenzione. |
| Ricerca di visioni o samādhi | Aspettative di luci, suoni, beatitudini | Ramana: «Le esperienze vanno e vengono; il Testimone resta». (archive.arunachala.org) |
| Pensiero “Non riesco” | Auto‑giudizio | Domanda: a chi non riesce? Torna subito alla fonte. |
| Confusione fra introspezione psicologica e vichāra | Analizzare ricordi, traumi | La psicoterapia osserva contenuti; la vichāra osserva l’osservatore stesso. |
6. Silenzio e Grazia
Ramana insisteva che il silenzio è il suo insegnamento supremo. Parlava solo per chi non poteva ancora riceverlo in silenzio. Riportava spesso l’esempio del magnete: il Sé attrae naturalmente l’ago‑mente; la pratica serve solo a raddrizzare l’ago. (arunachala.blog)
«La Grazia è l’Io. Non è qualcosa da ottenere. È qui sempre.»
— Talks with Sri Ramana Maharshi, n. 278. (The Spiritual Journey)
7. Integrare con altre vie
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Bhakti (devozione): Se la mente è inquieta, recita un nome sacro finché l’attenzione si fa univoca, poi rivolgi la stessa attenzione al soggetto che recita.
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Karma‑yoga: Esegui le azioni necessarie sentendo che il Sé è il solo operatore; l’ego diventa trasparente.
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Prāṇāyāma: Utilizzato da Ramana solo come aiuto temporaneo per calmare il prāna quando l’introspezione è impossibile.
8. Segnali di maturazione
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Riduzione dello sforzo: l’attenzione ricade spontaneamente nel cuore.
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Equanimità crescente nelle relazioni, senza indifferenza.
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Dissoluzione del senso di autoriferimento (“io sto praticando”) a favore di un’essenza impersonale.
9. Quando “accade” la Realizzazione?
Ramana rispondeva: «Chiedi chi vuole realizzare, e resta lì». Dal punto di vista del Sé non esiste alcun avvenire. La distinzione fra pratica e meta è creata dall’ego. Al dissolversi dell’ego, resta la chiara‑presenza senza storia: ciò che già legge queste righe.
In sintesi operativa
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Siedi, rilassa il corpo.
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Poni una sola volta la domanda «Chi sono io?».
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Segui l’attenzione verso la radice dell’“io”.
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Rimani come consapevolezza nuda, senza commenti.
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Riapplica durante il giorno ogni volta che sorge un pensiero.
Questa è l’essenza dell’auto‑indagine secondo Bhagavan Ramana Maharshi: semplice, diretta, infinitamente profonda. La mente chiede prove o risultati; il Sé risponde mediante un silenzio vivo. Coltiva quel silenzio: ogni altra conoscenza verrà “aggiunta in sovrappiù”.
Letture raccomandate in italiano
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Chi sono Io? – Domande e Risposte (Sri Ramanasramam, traduzione italiana). (archive.arunachala.org)
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Ulteriori dialoghi in Talks with Sri Ramana Maharshi (estratti online). (archive.arunachala.org)
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David Godman (a cura di), Essere È Consapevolezza. (arunachala.blog)
Possano queste indicazioni guidarti dal concetto di “io” alla luce in cui persino l’idea di guidare svanisce. Buona pratica!
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