L’uomo che abolì l’orologio
Prologo
Il suo nome – che non importa – si svegliò un mattino e percepì un rumore di fondo mai notato: il ticchettio delle lancette in ogni gesto, in ogni pensiero. Capì che non era il tempo a passare, era lui a fuggire. Decise allora di espellere passato e futuro come due ospiti abusivi e di tentare l’impossibile: vivere soltanto la giornata che stava nascendo.
1. L’atto di distruzione
Per prima cosa ruppe i calendari. Non li strappò con rabbia; li disarmò con un sorriso, riconoscendo che la rabbia stessa era un residuo di ieri. Prese poi l’orologio da polso, ne tolse la batteria e lo posò sul comodino come si depone una spada dopo anni di guerra. In quel silenzio meccanico sentì per la prima volta un brivido: era l’eco di tutte le ore che gli erano scivolate tra le dita. Ma invece di rimpiangerle, le lasciò evaporare.
Insight: quando abbandoni il tempo lineare, non annulli il passato; annulli la tua schiavitù al passato.
2. La giornata unica
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Alba
Fece colazione con lentezza radicale: ogni sorso di caffè era un universo. Il gusto, l’aroma, il calore: non c’era storia intorno, non c’era proiezione. Solo percezione nuda. -
Mezzogiorno
Uscì per le strade e notò i volti come se fossero quadri. Vide una donna che rideva al telefono: quella risata, pensò, non si ripeterà mai nello stesso modo. Ascoltò fino in fondo, come si ascolta l’ultima nota di un concerto. -
Tramonto
Sedette su una panchina. Il cielo cambiava colore senza chiedere permesso. Si accorse che il tramonto non stava “finendo” la giornata: la stava incarnando. Era la forma stessa dell’adesso che mutava, senza doversi garantire un domani.
3. L’indagine interiore
Con il futuro fuori gioco, l’unico spazio rimasto era dentro di sé. Ma cos’era questo “sé”?
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Bisogni reali
Scoprì che molti desideri non erano suoi: erano memorie di pubblicità, aspettative familiari, paragoni sociali. Li lasciò cadere come vestiti d’inverno in piena estate. Restò nudo di pretese – e leggero. -
Le domande
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Di cosa ho veramente bisogno?
Di ascolto, risposte sincere del corpo, pause. -
Chi devo cercare?
Non un guru, non una persona perfetta. Cercò invece chi sapesse tacere con lui, condividere lo spazio vuoto senza riempirlo di consigli. -
Chi sono sulla Terra?
Un passaggio di consapevolezza, un occhio che guarda se stesso guardare.
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Il seme lasciato
Ogni sguardo gentile, ogni parola non detta per evitare ferite: quegli atti minuscoli erano i suoi semi. Non grandi imprese da scolpire sul marmo, ma piccoli gesti che attecchiscono in silenzio.
4. Gli ostacoli
Vivere nella sola giornata presente non è un idillio continuo:
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La memoria che insegue – ricordi dolci o colpevoli tentano di riagganciarti. L’uomo imparò a salutarli, come nuvole riflesse in uno stagno: “Posso vedervi senza seguirvi.”
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L’ansia del domani – la mente si spaccia per salvatrice: “Se non pianifichi, fallirai.” Rispondeva con un atto pratico: fare ciò che serviva adesso (pagare una bolletta, cucinare), senza appiccicare etichette di futuro.
5. La scoperta finale
Verso sera, seduto sul letto, intuì che non era lui a vivere la giornata; era la giornata a vivere attraverso di lui. Lui era il testimone, non il regista. In quel rovesciamento cessò la fatica di “sconfiggere” qualcosa. Passato e futuro non erano nemici; erano semplicemente ipotesi che non servivano più.
Epilogo
Non divenne un eroe, né un illuminato da leggenda. Continuò a vivere, mangiare, lavorare. Ma ogni mattina, quando apriva gli occhi, si chiedeva:
“Se questo fosse l’unico giorno mai scritto, come lo onorerei?”
E con quella domanda, la vita – libera da cronologie – danzava; la morte, quando sarebbe giunto il momento, si sarebbe inchinata. Tra i due estremi, rimaneva l’immobilità consapevole che aveva sempre atteso di essere vista.
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