martedì 15 luglio 2025

“Ogni volta che cerco il dietro, ritrovo soltanto l’infinito davanti della stessa consapevolezza che tutto abbraccia.”


“Cosa c’è dietro di me? Un viaggio nella non-dualità dove fronti e retro spariscono, e la realtà si racconta attraverso le voci di chi la vive.”


Capitolo 7 — Solo Questo

“Ogni volta che mi volto per scoprire che cosa c’è dietro, mi ritrovo sempre di fronte.
Allora dove finisce il dietro e dove comincia il davanti?”
— diario di viaggio, pagina bianca.

1. Il punto cieco dell’universo

La mente occidentale è cresciuta con la mappa: un osservatore, un mondo là fuori, coordinate cartesiane. Ma la non-dualità alza la mano e dice: “Scusa, potresti indicarmi l’esatto confine tra te e ciò che osservi?” Non c’è. Ogni “dietro” è solo la parte del campo che non stai illuminando adesso; quando ti giri, la torcia del vedere lo rende “davanti”. L’universo ha un punto cieco incorporato: coincidiamo sempre con l’angolo d’osservazione.

2. Le voci entrano in scena

Per dare “voce decisionale a tutto questo alle persone”, lasciamo che parlino (o tacitino) quattro personaggi, ciascuno convinto di comprendere — o di non poter comprendere affatto.

Voce Identità Domanda chiave Intuizione emergente
Adriana, fisica teorica Abituata ai diagrammi di Feynman. “È un problema di frame di riferimento?” Ogni frame collassa nel momento della misurazione: non resta che il qui-ora.
Luca, programmatore Vive di coordinate e array. “È un bug nello stack percettivo?” Il backend del sé non è mai stato compilato: la funzione dietro() ritorna null.
Marta, meditatrice 20 anni di Vipassanā. “Chi vuole davvero sapere?” La domanda si scioglie nel silenzio che la pone.
Tommaso, bambino di 6 anni Inventario: dinosauri, merende, stupore. “Ma se non c’è dietro, dove si nasconde l’uomo nero?” Ride: l’uomo nero appare solo quando chiudiamo gli occhi alla luce che c’è.

3. Svolta narrativa: il laboratorio dell’esperienza

Prendiamo per mano il lettore e facciamogli fare l’esperimento più semplice e radicale:

  1. Chiudi gli occhi. Noti un “davanti” interno — un display di sensazioni.

  2. Prova a trovare il “retro” di questa oscurità. Non c’è un dietro, c’è solo un volume di presenza.

  3. Apri gli occhi lentamente. Il display cambia texture, colori, forme. Ma la tela è sempre la stessa consapevolezza.

L’esperimento invalida l’assunto della dualità senza combatterlo: lo scioglie nella vista diretta.

4. Variazioni su “dietro”

  • Spazio: lo chiamiamo tridimensionale, ma la profondità si stende come un tappeto quando camminiamo.

  • Tempo: “dietro” diventa “prima”; ruoti lo sguardo temporale e il passato è un ricordo presente.

  • Identità: provi a voltarTi dietro i pensieri per scoprire chi li produce; non trovi un autore, solo la pagina bianca.

5. Assemblea plenaria

Mettiamo le quattro voci attorno a un tavolo rotondo (così non c’è un capo-tavola-davanti) e chiediamo un voto di maggioranza:

  • Adriana: “La fisica quantistica suggerisce che l’osservatore collassa il fenomeno. È coerente.”

  • Luca: “Il database dei frame è una sola tabella: Presenza.”

  • Marta: (silenzio, sorride — voto favorevole.)

  • Tommaso: “Posso avere un gelato?” — approvato con condizioni (vaniglia).

Delibera: il concetto di “dietro” è archiviato come metafora utile, non come realtà ontologica.

6. Epilogo: l’autore che si scioglie

Alla fine del capitolo, anche la voce che scrive si interroga: “Da dove sto parlando?” Ogni frase nasce dal vuoto pieno di possibilità, si manifesta come suono o pixel, poi svanisce nello stesso silenzio. Il lettore, se si ferma un secondo, percepisce che la pagina non è mai stata “lì fuori”. È sorta dentro il suo stesso spazio di coscienza.


Invito al lettore

Chiudi il libro — anzi, non chiuderlo. Lascia che esso si chiuda da solo quando l’attenzione migra altrove. Poi, se vorrai, gira di scatto per sorprendere ciò che chiami “dietro”. Troverai ancora e soltanto te, in un’altra forma, nel medesimo luminoso adesso.


Nota strutturale

Questo capitolo può essere inserito così com’è, oppure smontato in paragrafi brevi da intercalare con pause contemplative o esercizi pratici. Le quattro voci possono ritornare nei capitoli successivi, evolvendo man mano che il lettore approfondisce la visione non-duale.




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