sabato 19 luglio 2025

«Quando l’io tace, l’azione fiorisce da sola come un respiro dell’universo che non appartiene a nessuno, eppure anima tutto.»

 

Quando l'identità svanisce: l'azione che nasce da sé

"L'identità non abilita l'azione. Può colorare il desiderio o modellare la motivazione, ma l'azione in sé non è propria."

Introduzione

Lungo il filo sottile della nostra esperienza quotidiana palpita una convinzione radicata: io sono l'autore di tutto ciò che faccio. Questa narrazione, però, inizia a tremare non appena osserviamo più da vicino l'intreccio di pensieri, emozioni e movimenti che compongono una giornata qualunque. Che cosa succede se togliamo l'"io" dall'equazione? Rimane comunque un'azione viva, spontanea, flessibile. Scopriamo allora che il vero motore non è un'identità separata, ma la consapevolezza stessa che permea ogni cosa.


1. Il mito della volontà personale

La cultura occidentale ha elevato la volontà individuale a fondamento dell'etica e del successo. «Se lo vuoi davvero, puoi farlo», ripetiamo come un mantra. Eppure, quanta parte del nostro agire avviene prima che la mente razionale lo rivendichi? Dalla digestione al battito cardiaco, dai riflessi condizionati a quel lampo di creatività sotto la doccia, la vita pullula di micro‑azioni che sfuggono al controllo volontario. L'azione accade – e solo dopo, a posteriori, l'identità la firma come propria.

Neuro‑flash

Studi di neuroscienze mostrano che il cervello prepara il gesto frazioni di secondo prima che emerga la decisione consapevole. L'io, più che un regista, è uno speaker che commenta l'evento appena trasmesso.


2. L'azione spontanea: vibrare con il flusso

Quando riconosciamo la natura posticcia dell'autore interno, si apre uno spazio di leggerezza: la vita può muoversi senza la pesantezza del dover essere qualcuno. Non è lassismo, bensì intima aderenza al flusso immediato. Come un musicista jazz che improvvisa, l'organismo risponde a ciò che c'è, senza storyboard precostituiti.

  • Senza sforzo non significa inattività, ma assenza di attrito interiore.

  • Senza volontà personale non significa fatalismo, ma sincronia con ciò che chiede di nascere.

"Anche quando l'io svanisce, la vita continua a muoversi, senza volontà personale, senza sforzo."


3. Consapevolezza non duale

Nella prospettiva non‑duale, ciò che chiamiamo e ciò che chiamiamo mondo sono riflessi della stessa sostanza: consapevolezza pura. Ogni pensiero è una piega di questo tessuto, ogni respiro un'onda che torna al mare. Intero in ogni riflessione. Se non esiste un "dentro" separato da un "fuori", allora l'azione non parte da un centro privato per raggiungere un oggetto esterno: è il campo stesso che si riorganizza in tempo reale.


4. Le stelle e il cemento: una metafora del dubbio

"Le stelle non hanno mai tradito gli umani che ci credevano; sono stati gli umani a dubitare di loro, tanto da non avere una grande linfa allo stomaco, solo cemento armato."

Le stelle, in queste righe, incarnano la fiducia originaria – quel senso di ordine cosmico che precede la ragione. Il cemento armato, invece, simboleggia la corazza del dubbio, dell'iper‑controllo, della razionalità scollegata dal sentire. Ritornare all'azione spontanea significa sciogliere quel cemento e riallinearsi alla costellazione interiore che da sempre orienta il cammino.


5. Implicazioni pratiche

  1. Meditazione di presenza nuda
    Sedere in silenzio lasciando pensieri, suoni e sensazioni affiorare senza etichettarli è un allenamento a riconoscere l'azione prima dell'autore.

  2. Micro‑pausa consapevole
    Tre respiri profondi prima di una decisione importante: abbastanza tempo perché l'azione spontanea emerga, senza interferenze dell'ego ansioso.

  3. Creatività a cascata
    Quando senti un impulso creativo, seguilo subito per dieci minuti senza giudizio. Più che "fare", lasci che qualcosa si faccia attraverso di te.

  4. Servizio e comunità
    In un contesto collettivo, l'assenza di identità separata si traduce in cooperazione naturale: agisco per il bene comune non perché "dovrei", ma perché non percepisco confini rigidi tra "me" e "te".


Conclusione

Se l'identità non abilita l'azione, cosa resta dell'"io"? Un comodo segnaposto linguistico, niente di più. La vita non chiede il nostro permesso per sbocciare nel prossimo gesto, nel prossimo battito, nella prossima frase che ora termina questo articolo. È possibile viverla come un dono che ci attraversa, anziché come un progetto da controllare.

Anziché domandarci «Chi sono?», potremmo provare a chiederci «Cosa si sta muovendo ora?». In quella domanda senza soggetto, risplende lo stesso silenzio che da sempre guida le stelle.


Se questo tema risuona, condividi l'articolo o lascia un commento: la tua voce – proprio perché non è solo "tua" – arricchisce il coro della consapevolezza condivisa.




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