giovedì 21 agosto 2025

Lasciamo che una scia di colori solchi il grigio delle macerie: negli occhi dei bimbi di Gaza diventerà orizzonte, respiro, domani.

 

Una scia di colore sopra il grigio

Perché può lasciare qualcosa ai bimbi di Gaza

Tesi. Il grigio lasciato dalle bombe può rompere il cemento, ma non deve oscurare il cielo né gli occhi dei bambini. Una scia colorata—nella città, sui muri, nei quaderni, nell’aria—non è evasione: è una infrastruttura emotiva minima che restituisce orientamento, linguaggio e possibilità.

1) Il paradosso del grigio

Il grigio è il colore dell’inerzia: polvere, fumo, calcinacci. Uniforma tutto, appiattisce le distanze, toglie i contorni alle cose. Ma i bambini vedono ancora “in mezzo a quelle scene distorte”: cercano profili, forme, varchi. È qui che il colore entra non come decorazione, ma come direzione.

2) Che cosa fa il colore (in breve)

Senza mitologie, il colore è un codice semplice che il corpo capisce:

  • Azzurro/ciano → respiro, apertura, orizzonte.

  • Giallo chiaro → energia gentile, piccole rinascite quotidiane.

  • Verde ulivo → continuità e cura (l’ulivo che ricresce).

  • Rosso tenue → presenza, forza; va dosato come un accento.

  • Bianco caldo → spazio, possibilità, pausa.

Le associazioni possono cambiare da cultura a cultura, ma l’effetto pratico è comune: il colore rimette in moto l’attenzione, riaccende la curiosità, invita a nominare. E nominare è già ricostruire.

3) La “scia colorata” come azione minima

Non coprire il dolore: attraversarlo con gesti piccoli e ripetibili.

  • Aquiloni e nastri: alzare i colori sopra l’orizzonte del fumo. È un atto che dice: “il cielo è ancora nostro”.

  • Murales portatili: tele leggere, lenzuoli dipinti, cartoni illustrati che si muovono con le famiglie. Il colore non resta prigioniero dei muri crollati.

  • Quaderni-arcobaleno: righe di carta colorate che trasformano compiti e scarabocchi in micro-racconti.

  • Kit tascabili: 6 matite, un gessetto bianco, un nastro adesivo: costo minimo, impatto massimo perché crea rituali (disegno → parola → condivisione).

4) Etica del colore: non coprire, connettere

Il colore non serve a “mettere a tacere” la realtà. Serve a:

  • Restituire agency: il bambino sceglie un colore e decide dove metterlo.

  • Ricucire: un arco di vernice tra due macerie è un ponte mentale.

  • Ascoltare: chiedere “che nome dai a questo blu?” apre narrazioni che non feriscono.

5) Idee progettuali rapide (replicabili)

  • Cieli Aperti: giornata di aquiloni + laboratorio di racconti brevi sui colori del proprio aquilone.

  • La Biblioteca dei Gessetti: ogni famiglia riceve un sacchetto di gessetti; foto delle scritte (frasi, disegni) raccolte in un quaderno comunitario.

  • Finestre Dipinte: cornici di cartone colorate da appendere dove una finestra non c’è più—ritorna l’idea di “affaccio”.

  • La Mappa dei Cinque Colori: bambini e adulti colorano su una mappa comune i luoghi di gioia, paura, memoria, desiderio, casa.

6) Palette consigliata (sobria, luminosa)

Per evitare saturazioni aggressive:

  • Grigio cemento #6E6E6E (sfondo/contesto)

  • Azzurro cielo #1E88E5 (apertura)

  • Verde ulivo #2E7D32 (cura)

  • Giallo sole #FBC02D (energia)

  • Corallo tenue #E57373 (calore umano)

  • Bianco nuvola #F5F5F5 (respiro)

Usa il grigio come memoria (non come padrone della scena), e lascia che i colori stiano sopra in traiettorie, archi, scie—mai tappeti. Le linee ascendenti (aquiloni, nastri, arcate) dicono movimento, non rimozione.

7) Conclusione

Il grigio può spezzare il cemento; non lasciamogli spegnere lo sguardo. Una scia colorata non è un “bel disegno”: è un atto civico mite, una grammatica di sopravvivenza. Finché c’è un colore capace di salire oltre il rumore, c’è un bambino che può ancora guardare e dire: “Là, in alto, c’è spazio per me.”



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