sabato 9 agosto 2025

Quando l’Italia brucia, i clan trasformano le ceneri in affari: lo si spegne con denunce, trasparenza e il coraggio di scavalcare il muro del sistema.

 

Incendi in Italia: quando la natura brucia e i clan fanno affari

Cosa dicono i numeri (aggiornati)

Nel 2024 in Italia sono bruciati circa 514 km² (≈ 51.400 ettari) di territorio. Sedici regioni su venti sono state colpite; Sicilia, Calabria e Sardegna da sole hanno concentrato oltre il 66% della superficie forestale danneggiata dai grandi incendi. (ISPRA)

Sul fronte dei reati ambientali (non solo incendi), il Rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente fotografa nel 2024 40.590 illeciti (+14,4% sul 2023), con un fatturato dell’ecocriminalità stimato in 9,3 miliardi di euro. Quasi la metà dei reati si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia). (Legambiente, Avvenire)

Mafia e incendi: come si intrecciano (senza semplificare)

Non ogni incendio è “di mafia”. Ma in alcuni contesti le organizzazioni criminali, inclusa la camorra, hanno interessi diretti o indiretti nei roghi. La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha documentato che, specie nel Sud, gli incendi possono essere appiccati per mantenere lo stato d’emergenza, favorendo affidamenti diretti e proroghe di contratti, dunque cicli di spesa opachi. (SNPA Ambiente)

Un altro capitolo, distinto dagli incendi boschivi ma strettamente connesso ai roghi, è la Terra dei Fuochi: bruciature sistematiche di rifiuti anche pericolosi, storicamente legate a circuiti camorristici. Nel 2025 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per non aver protetto adeguatamente la popolazione esposta a quei roghi. (Canestrini Lex)

Perché gli incendi convengono a chi delinque

  • Rendite e appalti: roghi che “creano” emergenza ⇒ interventi senza gara o proroghe; terreno fertile per infiltrazioni. (DIA) (SNPA Ambiente)

  • Speculazioni territoriali: incendi seguiti da pressioni per cambi di destinazione d’uso, pascolo, cave, abusivismo o lavori “di ripristino” gestiti in modo opaco. (Ecomafia, sintesi) (Legambiente)

  • Rifiuti: roghi per smaltire illecitamente e “ripulire” stock (il caso Terra dei Fuochi). (Canestrini Lex)

Cosa non funziona (ancora)

  • Frammentazione dei piani antincendio e differenze regionali negli AIB (Antincendio Boschivo). Esempi: piani e delibere regionali recenti mostrano sforzi ma anche eterogeneità di mezzi, coordinamento e trasparenza. (Protezione Civile Basilicata, Regione Calabria, Regione Campania)

  • Controlli reattivi più che preventivi: i Carabinieri forestali moltiplicano i controlli (es. Campania: ~78mila nel 2024), ma l’ampiezza del fenomeno resta alta. (notix.it)

Cosa funziona (e va esteso)

  • Prevenzione vera: gestione del combustibile (pulizia bordi strade, fasce tagliafuoco), manutenzione dei boschi, presidio delle interfacce urbano‐rurali. (ISPRA/EFFIS evidenziano la distribuzione regionale delle superfici bruciate: il focus aiuta a tarare la prevenzione dove serve.) (ISPRA)

  • Trasparenza negli appalti AIB e nelle bonifiche post-incendio: white list, pubblicazione open data di aggiudicazioni, subappalti, penali, avanzamento lavori (coerente con le raccomandazioni di legalità contro le ecomafie). (Legambiente, Valori)

  • Intelligence ambientale: incrocio fra satelliti (EFFIS), droni, pattugliamenti mirati e segnalazioni civiche per attivare squadre prima che l’incendio diventi ingestibile. (ISPRA/EFFIS) (ISPRA)

“Scavalcare il muro del sistema”: il coraggio pratico

Se vogliamo “andare fino in fondo”, servono gesti concreti e collettivi:

  1. Denunciare e segnalare
    Se avvisti un principio d’incendio o un rogo di rifiuti: 112 o 115 subito, indicando punto preciso e direzione del vento. Poi, se possibile, segnala alle forze dell’ordine eventuali movimenti sospetti (targhe, orari, mezzi).

  2. Custodia del territorio
    Comitati di quartiere, aziende agricole, associazioni escursionistiche: pattugliamenti civici coordinati con i Carabinieri forestali (mai fai-da-te nello spegnimento). Documentare abbandoni di rifiuti e pressioni speculative dopo gli incendi.

  3. Trasparenza radicale
    Pretendere la pubblicazione integrale di piani AIB, contratti e subappalti, costi dei mezzi aerei, criteri di priorità sugli interventi. Usare accesso civico generalizzato (FOIA) per avere atti su ripristini post-incendio e bonifiche: meno opacità = meno rendite criminali.

  4. Educazione e alternative economiche
    Lavorare nelle scuole e nei media locali su legalità ambientale; sostenere filiere che valorizzano boschi e aree rurali (selvicoltura, turismo lento, manutenzione), così il fuoco non conviene più.

Conclusione

Gli incendi non sono solo una “stagione”: sono un mercato che si alimenta di clima che cambia, incuria e criminalità organizzata. I dati più recenti dicono che l’Italia brucia ancora troppo, e che le ecomafie crescono in numeri e fatturato. Ma un mix di prevenzione tecnica, trasparenza sugli appalti, intelligence e coraggio civico può spezzare l’equazione per cui il fuoco genera soldi e potere. Sta a noi — cittadini, istituzioni, imprese — rendere antieconomico incendiare la natura. (ISPRA, Legambiente)

Fonti principali: ISPRA/EFFIS (dati 2024 su superfici bruciate); Legambiente “Ecomafia 2025” (reati 2024 e stime economiche); DIA (modalità di sfruttamento dell’emergenza incendi); CEDU su Terra dei Fuochi. (ISPRA, Legambiente, SNPA Ambiente, Canestrini Lex)

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