sabato 27 settembre 2025

Un ergastolano senza condizionale non ha più nulla da perdere, e proprio in quell’assenza di futuro risiede la sua forza più temuta: l’imprevedibilità.



Libertà, Ergastolo e Detenzione: cosa resta da togliere a chi non ha più nulla da perdere?

«Libertà è solo un’altra parola per indicare che non c’è più nulla da perdere», scriveva Kris Kristofferson. Una frase che, nel contesto carcerario statunitense, assume un significato particolarmente crudo quando si parla di detenuti condannati all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale (LWOP, Life Without Parole).

La domanda centrale è questa: cosa puoi sottrarre a chi vive già in una condizione priva di speranza, senza prospettiva di uscita?


Nessun caso di condanna a morte “dall’interno”

Negli Stati Uniti non si trovano facilmente casi di detenuti condannati a morte per crimini commessi durante la detenzione, soprattutto se già sottoposti a LWOP. Questo dettaglio non è banale: il sistema giudiziario sembra riconoscere implicitamente che la pena capitale, in questo contesto, non avrebbe un valore aggiunto né deterrente.

Un ergastolano senza possibilità di condizionale è, di fatto, già escluso da ogni forma di reintegrazione. Non c’è “seconda possibilità” da revocare.


Le armi del Dipartimento delle Correzioni (DOC)

Il DOC può tentare di “riclassificare” il detenuto, ma spesso questi individui sono già al livello massimo di restrizione. Le opzioni si riducono quindi a:

  • Isolamento prolungato (SHU, Special Housing Unit): punizione che, per alcuni profili psicopatici o sociopatici, può trasformarsi in una sorta di vacanza, lontano dalle dinamiche complesse e rischiose della popolazione generale.

  • Limitazioni su privilegi marginali: ma cosa sono realmente “privilegi” per chi ha già perso tutto?


LWOP come status sociale in carcere

Paradossalmente, il vero vantaggio dell’LWOP risiede nel rispetto (o timore) che questi detenuti possono incutere tra i compagni. Non hanno “giacche” da mantenere pulite in vista di una futura condizionale. Non hanno nulla da rischiare.

Questo li rende:

  • Imprevedibili: perché il calcolo costi/benefici di un’azione violenta è per loro diverso da chi spera ancora in una riduzione di pena.

  • Inquietanti: per la stessa ragione, rappresentano una presenza destabilizzante nei blocchi comuni.

  • Strategici: la loro condizione diventa un’arma, un vantaggio nelle dinamiche di potere e di sopravvivenza interne.

Da qui nasce l’adagio carcerario: “Non si scopa con l’inscopabile”. In altre parole, non si tenta di dominare chi non può più essere piegato con gli strumenti usuali.


Il vero nodo filosofico e sociale

Questa realtà solleva un interrogativo più ampio: se la detenzione è pensata come deterrente e riabilitazione, quale funzione ha davvero l’LWOP?

  • Non dissuade i comportamenti violenti in carcere.

  • Non offre prospettive di reinserimento.

  • Trasforma individui in presenze permanenti e ingovernabili.

Kristofferson, involontariamente, ci fornisce la chiave di lettura: quando non hai più nulla da perdere, la libertà diventa un concetto astratto, sostituito da un potere diverso — quello di non poter essere ulteriormente punito.


Conclusione

Gli ergastolani senza condizionale incarnano un paradosso del sistema penitenziario: uomini e donne privati di ogni orizzonte, che finiscono per trasformare questa privazione in una forma di forza.

La società li considera “neutralizzati”, ma all’interno delle mura carcerarie restano una variabile imprevedibile, capace di ribaltare equilibri e dimostrare, ancora una volta, che la vera libertà non è sempre fuori dalle sbarre, ma nella consapevolezza di non avere più nulla da perdere.




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