domenica 16 novembre 2025

“Un politico che spende milioni per farsi ascoltare, ma non un’ora per camminare tra la sua gente, ha già perso la voce prima ancora del voto.”



La Politica che Cammina: perché miliardi in propaganda non valgono una passeggiata tra la gente

Ogni stagione elettorale si ripete lo stesso copione: fiumi di denaro scorrono nei canali della propaganda. Manifesti, spot televisivi, campagne social, influencer ingaggiati per un post o una storia. Le cifre fanno girare la testa — miliardi di euro investiti per convincere, sedurre, manipolare l’attenzione. Eppure, in questo vortice di slogan e promesse preconfezionate, resta dimenticato l’elemento più semplice e potente della comunicazione politica: camminare accanto al cittadino.

La distanza tra chi parla e chi ascolta

La politica contemporanea ha smarrito il passo. I leader parlano “dall’alto” dei palchi o “attraverso” uno schermo, ma raramente “con” le persone.
Ogni campagna è una guerra di immagini, una corsa al consenso istantaneo misurato in click e in visualizzazioni, non in sguardi e conversazioni.
Eppure, la vera comunicazione — quella che crea fiducia e radici — nasce dal movimento lento, dal confronto diretto, da una stretta di mano vera, da una chiacchierata per strada.

La propaganda compra l’attenzione, ma non la fiducia

Con i miliardi spesi in pubblicità, i partiti cercano di “comprare” il tempo degli elettori. Ma il tempo comprato non è mai tempo donato.
I cittadini non vogliono essere spettatori passivi di spot elettorali. Vogliono essere ascoltati, partecipare, raccontare i propri disagi e le proprie speranze.
La vera democrazia non si costruisce con le campagne media, ma camminando nei mercati, nei parchi, nei quartieri dimenticati, ascoltando la voce di chi non appare mai in TV.

Camminare come atto politico

Camminare è il gesto più umano e più rivoluzionario che esista.
Quando un politico sceglie di camminare, di guardare negli occhi, di farsi attraversare dai problemi quotidiani della gente, sta già comunicando in modo autentico.
La politica che cammina non ha bisogno di slogan: parla con il ritmo dei passi, con la presenza reale, con la lentezza che permette di capire davvero.

Ripartire dal passo, non dallo spot

Forse è arrivato il momento di una nuova forma di comunicazione politica — la comunicazione a piedi.
Un modello dove la parola non è lanciata da uno schermo, ma condivisa in cammino, tra la polvere delle strade e i respiri della città.
Perché la fiducia non si conquista con un jingle, ma con la coerenza quotidiana.
E le elezioni, alla fine, non si vincono con i soldi, ma con la verità del contatto umano.



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