giovedì 4 dicembre 2025

"Cinque anni per un tentato omicidio: un numero che giudica il gesto, ma non misura il vuoto lasciato né quanto la giustizia possa davvero ricomporre ciò che è stato spezzato."

 

Perché alcune persone ricevono 5 anni per tentato omicidio — un’indagine approfondita

Il titolo è da brivido e il numero (cinque anni) sembra, a prima vista, troppo basso o troppo alto a seconda dei punti di vista. Ma la realtà giudiziaria è fatta di categorie, compromessi e circostanze. In questo articolo provo a spiegare, con rigore da blogger e attenzione umana, perché in alcuni procedimenti per tentato omicidio la pena inflitta (o concordata) si attesta intorno ai cinque anni: quali sono i fattori tecnici, le dinamiche processuali, le attenuanti e le conseguenze sociali.


1. La natura del reato: tentato omicidio non è un’unica cosa

Il “tentato omicidio” copre situazioni molteplici. La legge distingue, a grandi linee, tra:

  • Il tentativo in forma aggravata (con armi, con premeditazione, con crudeltà) — che tende a portare a pene molto severe.

  • Il tentativo meno qualificato: colpi singoli, occasioni senza premeditazione, azioni che non avevano reale probabilità di uccidere.

  • I casi con esito limitato: la vittima sopravvive con ferite lievi o non letali.

Quando l’elemento soggettivo (intento di uccidere) è meno chiaro, o quando il concreto rischio di morte è limitato, il giudice può considerare la fattispecie meno grave — e la pena scendere verso soglie come i cinque anni.


2. Il ruolo delle attenuanti e delle circostanze personali

Molte sentenze che si concludono con pene medie (intorno ai 5 anni) tengono conto di attenuanti come:

  • Spinta emotiva o provocazione (risse, tradimenti, provocazioni intense).

  • Buona condotta precedente del reo.

  • Collaborazione con gli inquirenti (confessione, aiuto alle indagini).

  • Età giovane o particolare stato psichico al momento del fatto.

Queste attenuanti possono ridurre sensibilmente la pena base prevista per il reato.


3. Patteggiamento e rito abbreviato: perché 5 anni capita spesso

Due meccanismi processuali spiegano molte sentenze “medie”:

  • Patteggiamento (accordo tra difesa e pubblico ministero): il condannato accetta una pena concordata in cambio dello stralcio del processo dibattimentale. Questo evita il rischio di una pena più alta, riduce i tempi e spesso comporta l’applicazione di sconti (ad esempio uno sconto di pena per il patteggiamento stesso). Di qui, multe e reati gravi possono chiudersi con un accordo intorno ai 4–6 anni.

  • Rito abbreviato: scelta che consente lo sconto di pena (in molti ordinamenti di una terza). Anche qui la riduzione può portare una pena che altrimenti sarebbe stata di lunga durata verso una soglia “media”.

Quindi molte sentenze da 5 anni sono il risultato di calcolo processuale: difesa valuta rischio/beneficio, PM valuta prospettiva di condanna certa.


4. Valutazione dell’elemento psicologico: intenzione e pericolosità

Il cuore del tentato omicidio è l’animus necandi — la volontà di uccidere. Ma ricostrare l’intento non è banale:

  • Atto isolato, colpo singolo e improvviso → può esserci intenzione ma con minore gravità.

  • Atto dovuto a disturbi mentali, abuso di sostanze o semicoscienza → riduce la capacità d’intendere o di volere.

Gli accertamenti psichiatrici (perizia) influiscono molto sulla pena: se si attesta una parziale incapacità, la pena viene mitigata.


5. Fattori materiali: strumenti, modalità, probabilità di morte

La legge prende in esame anche la pericolosità oggettiva:

  • Uso di armi da fuoco a distanza ravvicinata → forte aggravante.

  • Spinta su scale, scariche isolate → rischio diverso.

  • Colpi mirati a zone non vitali o azioni simboliche → minore rischio di morte.

Se il gesto, per modalità e strumenti, aveva bassa probabilità di causare la morte, la pena può essere commisurata di conseguenza.


6. Contesto sociale e vittima: anche questo pesa

  • Provocazioni reiterate dalla vittima, stalking, violenze pregresse: il collegamento contestuale può portare a una lettura più complessa e a riduzioni di pena.

  • Relazioni familiari o affettive: i delitti nell’ambito familiare spesso vedono attenuanti — non per giustificare, ma perché il quadro psicologico è diverso.

Questo non significa impunità, ma il giudice bilancia la responsabilità penale con il contesto umano.


7. Conseguenze pratiche di una pena di 5 anni

Cinque anni scontano diverse realtà:

  • Carcere effettivo: a seconda dei benefici e della buona condotta, potrebbe tradursi in meno tempo effettivamente scontato.

  • Reinserimento: pena intermedia può permettere programmi di recupero/riabilitazione.

  • Fedina giudiziaria e lavoro: danni a lungo termine per occupazione e reputazione.

  • Vittima e riparazione: le sentenze medie spesso includono obblighi risarcitori o misure civili.


8. Critiche e interrogativi etici

Molti si chiedono: è giusto che chi tenta di uccidere riceva “solo” cinque anni? Alcune riflessioni critiche:

  • Proporzionalità vs. deterrenza: la pena deve essere proporzionata ma anche deterrente. Pene “medie” possono apparire insufficienti per la deterrenza generale.

  • Prevenzione vs. punizione: investire in salute mentale, mediazione e misure preventive talvolta è più efficace che lunghe detenzioni.

  • Percezione pubblica: la percezione di “leggerezza” delle pene mina la fiducia nel sistema giudiziario, specialmente per i familiari delle vittime.


9. Per approfondire (linee per un reportage)

Se vuoi trasformare questo pezzo in un reportage o inchiesta, qui ci sono piste pratiche:

  • Interviste a avvocati penalisti e a pubblici ministeri per capire il ragionamento dietro i patteggiamenti.

  • Conversazioni con psichiatri forensi sulle perizie e il loro peso.

  • Racconti di vittime e familiari per raccontare l’impatto umano di una pena “media”.

  • Analisi statistica (se disponibile) su durata media delle pene per tentato omicidio nel tuo ordinamento.

  • Focus su casi emblematici (senza nomi sensibili) per mostrare la varietà delle situazioni.


10. Conclusione: la pena è cifra, non racconto intero

Cinque anni sono un numero con una storia alle spalle: fatti, intenzioni, meccanismi processuali, contesto psicologico e ragionamenti politici. Per giudicare occorre guardare il fascicolo, non solo il titolo del reato. Come blogger, il mio invito è a non fermarsi alla colonna della pena: cercate le cause, ascoltate le vittime, parlate con chi lavora nel sistema penale e provate a raccontare la complessità senza semplificazioni.



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