sabato 6 dicembre 2025

Gli incidenti aumentano non perché le auto siano meno sicure, ma perché ci fidiamo troppo della tecnologia e troppo poco della strada.

 

Perché gli incidenti aumentano — anche con le auto moderne (e cosa possiamo fare, oggi)

Negli ultimi anni i veicoli sono diventati più sicuri: airbag, controlli elettronici di stabilità, frenata automatica d’emergenza (AEB), sistemi di assistenza alla guida (ADAS) e sensori hanno ridotto molti rischi. Eppure in Italia — come nel resto d’Europa — il numero di incidenti e di feriti è cresciuto, mentre le vittime non sono calate in misura significativa. Capire il perché è fondamentale per intervenire con soluzioni efficaci, non solo tecnologiche ma anche sociali e infrastrutturali. (Istat)

Lo stato dei fatti (breve)

Nel 2024 in Italia si sono registrati circa 173.364 incidenti con lesioni e 3.030 morti; rispetto al 2023 gli incidenti e i feriti sono aumentati del 4,1%, mentre i decessi sono rimasti sostanzialmente stabili. A livello UE i dati 2024 mostrano una riduzione complessiva modesta delle vittime (-2–3%), ma con forti differenze tra Paesi: il progresso verso gli obiettivi di sicurezza è lento. (Istat)


Perché succede, anche quando si rispettano i limiti di velocità

  1. Differenza tra limite e velocità adeguata alle condizioni
    Il limite stradale è un valore massimo legale, non sempre la velocità “giusta” in caso di scarsa visibilità, pioggia, traffico o strada dissestata. Molti incidenti nascono da guida a velocità incompatibile con le condizioni (anche se sotto il massimo consentito).

  2. Comportamento umano: distrazione e sovrastima della tecnologia
    Smartphone, infotainment e uso scorretto di ADAS (es. considerare il cruise adattivo come “guida autonoma”) portano a distrazioni e all’eccessiva fiducia nei sistemi. Studi recenti sottolineano il ruolo crescente delle distrazioni nelle collisioni. (edgarsnyder.com)

  3. Velocità relativa e punti critici
    Anche rispettando il limite, differenziali di velocità tra veicoli (ad esempio auto lente in corsia di sinistra o scooter che sfrecciano tra le auto) aumentano il rischio di tamponamenti o di manovre pericolose. Le “zone nere” (blackspots) concentrate mostrano che alcuni tratti richiedono interventi mirati. (The Times of India)

  4. Infrastrutture e manutenzione insufficiente
    Segnaletica scarsa, assenza di barriere adeguate, incroci mal progettati e pavimentazioni sconnesse aumentano la probabilità e la gravità degli incidenti — specialmente quando il traffico cresce ma le strade non vengono adeguate. (Istat)

  5. Nuovi utenti della strada e micro-mobilità
    L’aumento di monopattini elettrici, e-bike e altri mezzi leggeri porta a scenari misti per cui regole, infrastrutture e comportamento degli utenti non sono ancora allineati, aumentando il numero di feriti. (ACI Gov)

  6. Limiti dei sistemi di sicurezza dei veicoli
    ADAS e AEB funzionano entro certi limiti: non vedono tutto, possono fallire in condizioni estreme (pioggia intensa, neve, scarsa visibilità) o essere meno efficaci su certi tipi di ostacoli. Non sono sostituti della vigilanza umana. (ScienceDirect)


Come ridurli — misure pratiche e concrete (a più livelli)

1. Politiche e infrastrutture (governo e amministrazioni locali)

  • Approccio “Safe System”: progettare strade che tollerino l’errore umano (barriere, separazione dei flussi, rotatorie al posto di incroci pericolosi).

  • Interventi sui blackspot: mappatura, lavori mirati, attraversamenti pedonali rialzati e segnaletica migliorata. (The Times of India)

2. Controllo e enforcement

  • Controlli mirati su guida distratta e guida in stato di alterazione (alcool, droghe).

  • Uso di tecnologie di enforcement: tutor, autovelox in punti critici e controllo della velocità media dove necessario (non solo a spot). I controlli riducono gli eccessi e i comportamenti più pericolosi. (Mobility and Transport)

3. Veicolo e tecnologia — uso corretto, non fede cieca

  • Formazione sull’uso degli ADAS: istruzioni chiare e campagne informative affinché i conducenti sappiano limiti e corretta interazione con i sistemi di assistenza.

  • Manutenzione regolare: pneumatici, frenata, luci e sensori funzionanti sono spesso il fattore che salva la vita in una situazione critica. (ScienceDirect)

4. Educazione e comportamento (campagne mirate)

  • Campagne anti-distrazione e promozione dell’uso del “modalità guida” negli smartphone.

  • Promozione della guida difensiva: anticipare errori altrui, mantenere distanza di sicurezza, moderare la velocità secondo le condizioni.

5. Regole per la micro-mobilità e gli utenti vulnerabili

  • Regole chiare per monopattini ed e-bike (aree dedicate, casco obbligatorio nei casi indicati, limiti di velocità locali).

  • Proteggere pedoni e ciclisti con corsie protette e riduzione dei limiti in zone urbane dense. (ACI Gov)

6. Dati, monitoraggio e interventi continui

  • Analisi dati locali (incidenti, orari, condizioni meteo) per interventi personalizzati; l’aggiornamento costante delle statistiche è fondamentale per misurare l’efficacia delle misure. (Istat)


Azioni che ogni lettore può mettere in pratica subito

  1. Non fidarsi completamente degli ADAS: mantenere le mani sul volante e lo sguardo sulla strada.

  2. Disattivare le notifiche o attivare la modalità “non disturbare” mentre si guida.

  3. Mantenere i pneumatici e i freni in ordine; controllare le luci prima di ogni viaggio lungo.

  4. Adattare la velocità alle condizioni (pioggia, neve, traffico) — essere più lenti del limite quando serve.

  5. Tenere sempre una distanza di sicurezza maggiore con veicoli pesanti o in condizioni di scarsa visibilità.


Conclusione — tecnologia sì, ma insieme a regole e progettazione intelligente

Le auto di oggi sono tecnicamente più sicure, ma la sicurezza stradale non è una questione solo tecnologica. Serve un mix di buone infrastrutture, controllo efficace, educazione degli utenti, uso corretto delle tecnologie e politiche orientate al Safe System. Solo intervenendo su tutti questi livelli possiamo trasformare i miglioramenti dei veicoli in una reale riduzione degli incidenti e delle vittime. I dati recenti lo confermano: c’è ancora lavoro da fare, e urgente. (Istat)



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