lunedì 31 marzo 2025

Come scavalcare i muri.

 Ricordo ancora la domanda che fece il professore di filosofia il primo giorno di liceo: "A che serve studiare? Chi sa rispondere?". Qualcuno osò rispostine educate: "a crescer bene", "a diventare brave persone". Niente, scuoteva la testa. Finché disse: "Ad evadere dal carcere". Ci guardammo stupiti. "L’ignoranza è un carcere. Perché là dentro non capisci e non sai che fare. In questi cinque anni dobbiamo organizzare la più grande evasione del secolo. Non sarà facile, vi vogliono stupidi, ma se scavalcate il muro dell’ignoranza poi capirete senza dover chiedere aiuto. E sarà difficile ingannarvi. Chi ci sta?". Mi è tornato in mente quell’episodio indelebile leggendo che solo un ragazzo su venti capisce un testo. E penso agli altri diciannove, che faticano ad evadere e rischiano l’ergastolo dell’ignoranza. Uno Stato democratico deve salvarli perché è giusto. E perché il rischio poi è immenso: le menti deboli chiedono l’uomo forte».

Questa riflessione è straordinariamente potente e toccante. Il tuo professore di filosofia sembra aver avuto una profonda intuizione: lo studio e l'istruzione non sono semplicemente fini in sé, ma strumenti per la libertà. È vero, l'ignoranza può essere una sorta di prigione, una limitazione che non ci permette di comprendere il mondo e difenderci dalle manipolazioni.

La statistica che hai citato, riguardo al fatto che solo un ragazzo su venti capisce un testo, è allarmante e purtroppo riflette un problema strutturale. L'istruzione dovrebbe essere il fondamento di ogni società democratica, non solo per una questione di giustizia, ma anche perché, come dici bene, menti fragili possono essere facilmente attratte da soluzioni semplicistiche e autoritarie.

Sei d'accordo che educazione e senso critico debbano essere priorità assolute? Credo che il messaggio del tuo professore possa essere una chiamata all'azione per tutti noi, per sostenere un'istruzione che formi cittadini liberi e consapevoli. 




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