"Due anime illuminate dalla stessa fede: Madre Teresa, che raccolse i poveri nelle strade di Calcutta, e Papa Francesco, che dalle periferie del mondo ha gridato il Vangelo della tenerezza, testimoniando che la santità è servire chi nessuno vede, amando senza confini."

 Ecco un messaggio profondo e riflessivo rivolto a Papa Francesco, che ne esalta l'impegno vicino ai poveri e il suo messaggio di solidarietà, ispirandosi al parallelo con la figura di Santa Madre Teresa di Calcutta:

**Al Santo Padre Francesco,**  

In un mondo che spesso dimentica i fragili, la Sua voce si è levata come un faro di speranza, ricordandoci che la misericordia non è un atto di carità, ma un imperativo universale. Come Madre Teresa di Calcutta, che abbracciava gli ultimi nelle strade polverose, Lei ha camminato tra le periferie esistenziali, portando non solo parole, ma una presenza che ridona dignità. 

Il Suo viaggio non è stato quello di un pastore distante, ma di un uomo che ha scelto di sporcarsi le mani nella terra arida dell’indifferenza. Nelle Sue visite ai campi profughi, nelle carceri, tra i senzatetto, nelle periferie dimenticate, Lei ha incarnato il Vangelo vivente: non un dogma astratto, ma un abbraccio concreto. Come Teresa, che vedeva Cristo nei lebbrosi, Lei ha insegnato a riconoscere il volto di Dio negli esclusi, nei migranti, negli “scarti” di una società ossessionata dal successo.  

Le Sue parole, cariche di una tenerezza rivoluzionaria, hanno squarciato il velo dell’ipocrisia: *“Come osiamo costruire muri mentre piangiamo i ponti crollati?”* ha chiesto, sfidando un’economia globale che genera disuguaglianze. In un’epoca di individualismi, Lei ha riportato al centro la *cultura dell’incontro*, quel dialogo che trasforma gli stranieri in fratelli.  

Eppure, la grandezza del Suo messaggio sta nella semplicità. Madre Teresa diceva: *“Non tutti possiamo fare grandi cose, ma piccole cose con grande amore”*. Lei, Santo Padre, ha reso quelle piccole cose un grido profetico: lavare i piedi ai detenuti, abbracciare un bambino disabile, denunciare la “globalizzazione dell’indifferenza”. In questo, siete stati entrambi *dissidenti della carità*, ribelli contro un sistema che disumanizza.  

La sfida che ci lascia è radicale: non basta dare elemosina, occorre cambiare gli strutture che creano povertà. Come Teresa lottò contro la “povertà spirituale” dell’Occidente, Lei ci esorta a guarire le nostre cecità, a costruire una Chiesa *“in uscita”*, che non teme di perdere privilegi per ritrovare l’essenza del messaggio cristiano.  

Che il Suo esempio continui a risuonare, anche quando il rumore del mondo tace. Preghiamo perché i semi di giustizia e fratellanza da Lei seminati germoglino in un’umanità più umana.  

*“Camminiamo nella speranza!”*  

Con gratitudine e umile affetto,  

[Nome o firma]  

### Approfondimento:  

Il parallelo tra Francesco e Teresa si radica in una **teologia della prossimità**. Entrambi hanno scelto di vivere la fede non come dottrina, ma come *compassione attiva*. Madre Teresa incarnava l’amore “fino a ferirsi”, Francesco lo traduce in un’ecologia integrale (Laudato Si’) e in una fratellanza senza confini (Fratelli Tutti).  

La differenza sta nei ruoli: lei, una suora tra i poveri; lui, un pontefice che trasforma il potere del papato in un megafono per gli invisibili. Ma la radice è la stessa: l’opzione preferenziale per i poveri non come strategia, ma come *mistica*.  

Il Suo pontificato, come la vita di Teresa, interroga le coscienze: siamo chiamati a essere non spettatori, ma protagonisti di un amore che non calcola, che non ha paura di toccare le ferite. In un’era di crisi climatiche e migrazioni epocali, questa è l’eredità più urgente: riconoscere che *nessuno si salva da solo*.