giovedì 3 aprile 2025

"La vera libertà non sta nell'imitare il potere, ma nel costruire una società in cui il benessere sia alla portata di tutti." ✨

 Perché alla gente piace quest'idea glam chic di far parte di una nicchia eletta di privilegiati, la gente comune si identifica con il milionario o la donna al potere di turno anche quando per vivere magari lava i cessi o consegna hamburger a domicilio. Sono loro gli eroi del nostro tempo, i potenti, e si ha tutto l'interesse a farli rimanere tali, anche a costo di perderci. "Ogni mestiere ha la sua dignità" ti dirà la gente comune, mentre intanto sta già fantasticando sul patrimonio di Musk o sul completo gessato della Meloni, per non parlare del jet privato di Trump. La verità è che, anche se apparentemente odiati, i ricchi nel profondo piacciono a tutti, perché hanno qualcosa che noi non abbiamo e che invece desideriamo con ogni fibra del nostro limitato e perituro corpo. Siamo i nerd seduti al tavolo degli sfigati, degli invisibili, e anche se mentre ruminiamo l'anonimo sandwich al burro d'arachidi avariato che ci è stato concesso ci riempiamo la bocca di buonismi politically correct sull' auto accettazione e sull'autostima, nel profondo bramiamo ciò che hanno quelli più potenti, belli e popolari di noi. Siamo tante Janis Ian in un mondo di Regine George, figure emarginate che accettano di vivere la loro vita da spettatori di qualcun altro a cui hanno lasciato il palco libero. Quest'anno ho finalmente realizzato uno dei miei desideri e ho fatto una vacanza studio (o un viaggio di elevazione, come mi piace chiamarlo) in Sudamerica; ho viaggiato tra più paesi, e uno dei paesi in cui sono stata è il Cile, che non riesco a definire se non come il tarocco di un modello pacchiano di borsa firmata. La borsa firmata pacchiana sono, ovviamente, gli stati uniti (il minuscolo è voluto). Il Cile è un paese capitalista dove la gente si lamenta di essere povera e di dover dipendere dai prestiti bancari per ogni necessità fondamentale e contemporaneamente osanna e scimmiotta i cosiddetti "cuicos", i benestanti insomma, che per la stragrande maggioranza sono imprenditori discendenti dalle famiglie nobili europee dei conquistadores e che detengono la stragrande maggioranza delle risorse del paese. In Cile non esiste il concetto di "pubblico", è tutto privatizzato (anche l'acqua), ci sono enormi reti di filo spinato che circondano ogni centimetro quadro di terreno lungo le strade che connettono le varie città, e dei recinti di filo elettrificato ad altezza uomo nei quartieri ricchi dei centri urbani. Ciò che è loro appartiene a loro, e tu non sei il benvenuto; chiunque tu sia, sei una potenziale minaccia. Il Cile ha un passato coloniale preponderante che è diventato presente, e traspare in ogni gesto, azione e parola di ogni persona che ci vive. Mentre ero lì, sentivo che mancava qualcosa, era come comprare tutti gli ingredienti, mettersi a preparare una torta, versare l'impasto nel tegame per infornare e poi ricordarsi improvvisamente che la bombola del gas è finita. Però non riuscivo a capire o a ricordare che cosa mancasse, era come un fastidio sottile, un prurito lieve ma continuo in una zona dove non ci si può grattare in pubblico, un dubbio costante che ti fa dormire male. Finché un giorno la risposta a quel dubbio mi arrivò dura e secca come una pallonata in faccia. In un bel pomeriggio di fine estate, io e gli altri del gruppo nel viaggio di elevazione uscimmo per un tour guidato della città organizzato dalla nostra scuola di lingue e da un'agenzia viaggi molto popolare in zona. Le visite guidate non sono il mio forte, preferisco guidarmi da sola, ma per quella volta feci un'eccezione, dopotutto è bello ascoltare la storia di una città da parte di gente che la vive ogni giorno. Ora, voi che cosa vi aspettereste di vedere durante il giro turistico di una città? Vi dirò cosa mi aspettavo io: Monumenti Luoghi naturali interessanti Piazze Parchi Chiese Palazzi e musei Siti di interesse storico Architetture di vario tipo

Le ville dei ricchi. Avete capito bene. Mi hanno portato ad ammirare (dall'esterno, non ti facevano mica entrare) le sontuose case coloniali dei signorotti del luogo, oltre a un parco privato annesso alla proprietà di un ex presidente. Ricordo di aver pensato: "Cosa diavolo me ne importa delle case di questi tizi, e se questo è il parco privato, dove sono quelli pubblici per tutti?". Mi passò per la testa la frase che disse un mio compagno di classe in seconda media quando ci comunicarono che saremo andati in gita scolastica alla Reggia di Caserta: "Non me ne frega niente di vedere la casa degli altri, c'ho già casa mia che è una reggia". Pensiero poco appropriato nei confronti della reggia di Caserta, ma molto appropriato nel caso di questo tour. Lo schiaffo di chiarimento al mio dubbio su cosa mancasse in quel paese me lo diedero però i commenti del gruppo di studenti universitari cileni che faceva il tour insieme a noi. Davanti alla facciata di una villa di 1200 m² con le colonne a forma di totem e gargoyles smaltate di vernice perlescente rossa, una ragazza esclamò: "Vorrei trovarmi un uomo ricco da sposare, così vivrò anch'io in una casa come questa", e tutte le altre ragazze in coro a darle ragione. Replicò un ragazzo dicendo: "Bene, appena ti sposi fammelo sapere che voglio essere adottato". Mi caddero le braccia (per non dire altro). Per la prima volta nella mia vita, mi resi conto che non avevo mai avuto interesse per lo sfarzo e la ricchezza, perché nel mio paese avevo avuto una vita degna che mi aveva dato quasi tutto ciò che volevo. Non avevo bisogno, per dirne una, di un parco privato, perché nella mia città ho tutti i parchi che voglio. E non avevo bisogno di invidiare le case altrui perché dove vivo io ci sono molte ville grandissime in campagna e dei bellissimi terratetti in città. Per la prima volta nella mia vita, mi sentii orgogliosa di vivere in un posto in cui fino a quel momento, (quasi) tutto era alla portata di tutti. Ciò che mancava, dunque, era la democrazia. Ogni cosa e ogni idea arriva nel momento giusto, e come reazione a quei commenti imbarazzanti mi vennero in mente due domande: Per quale motivo degli studenti universitari che si stavano impegnando per guadagnarsi un futuro degno dovevano desiderare la proposta di matrimonio o l'adozione da parte di un vecchio signore avido e sicuramente panzone? In quali condizioni dovevano vivere per desiderare un tale sfarzo? Perché anziché addossarsi alle fortune di qualcuno non desideravano una società che gli permettesse di arrivare loro stessi a costruirsi un'esistenza opulenta e soddisfacente? Questi pensieri mi affollavano la testa, non riuscivo veramente a capacitarmi di ciò che avevo sentito. Già andare in visita turistica a casa altrui era stato a dir poco grottesco, ma poi addirittura che ci si aspettasse che io sbavassi dietro i loro averi era a dir poco osceno, intollerabile. Mi allontanai dal gruppo come ci si allontana da qualcuno che ha appena sganciato una puzzetta. La cosa più triste è che questi studenti, alcuni dei quali ho avuto modo di conoscere da vicino, non vivevano nemmeno in case modeste o inadeguate; al contrario, avevano una vita dignitosa e confortevole. Eppure tutto ciò non gli bastava. A quel punto, non era più una questione di povertà e desiderio di ascesa sociale, era semplicemente ciò che gli anglofoni - anche quegli arroganti degli americani- chiamano "rampant greed", l'avidità senza misura. Non gli bastava avere ciò che gli serviva, volevano tutto, e tutto in questo caso era essere come i conquistadores. Sempre più soldi per distinguersi dagli altri, questo era il loro desiderio. E questa, signori, è la base del capitalismo. "Il primo che, avendo cintato un terreno, pensò di dire: “Questo è mio” e trovò delle persone abbastanza stupide da credergli, fu il vero fondatore della società civile" diceva quel misogino di Rousseau, che comunque non sbagliava. La società che ci stiamo costruendo è quella in cui comandano le elites, e ci sta bene così. Questo viaggio mi ha fatto capire come l'Europa, e in particolar modo i paesi come l'Italia -che nonostante tutto ha secoli di storia e di conquiste più del Cile, non sia poi così distante dal terzo mondo, specie negli ultimi anni che stiamo regredendo a passi da gigante. Alla gente non interessa il bene comune, è affascinata da questa idea di potere che sovrasta su tutti e su ogni cosa, il potere di pochi su molti…e ovviamente spera di fare parte di quei pochi che prevalgono sugli altri. In un mondo di Regine George, noi, tutti noi, siamo quelli bullizzati ed emarginati che si lamentano di esserlo…ma si dimenticano che il potere alle Regine George glielo hanno dato loro.





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