martedì 13 maggio 2025

"La mente è il riflesso increspato di un oceano silenzioso: riconosci l'acqua, non l'onda, e scopri chi sei davvero."


### **La mente come strumento, non come Verità**  

La mente è paragonata a uno strumento—un costrutto pragmatico per navigare il mondo, organizzare percezioni e risolvere problemi. Tuttavia, non coincide con la realtà ultima ("Verità"). Questo concetto riflette la distinzione dell'Advaita Vedanta tra *vyavaharika* (realtà empirica) e *paramarthika* (realtà assoluta). La mente opera nella prima, mentre la Verità (Brahman) la trascende. Le neuroscienze moderne supportano questa visione, descrivendo la mente come un fenomeno emergente dai processi neurali, non come un arbitro infallibile della realtà.

### **Il sogno dell'"io"**  

L'ego o "io" è un costrutto mentale, una narrazione tessuta dalla mente per dare coerenza all'esperienza. Questo rispecchia l'*anatta* (non-sé) del Buddhismo e la teoria humeana del "fascio di percezioni", che negano l'esistenza di un sé permanente e unitario. Il "sogno" della mente è la sua tendenza a reificare questa narrazione in un'identità apparentemente solida, oscurando la natura fluida e interdipendente dell'esistenza.

### **La Consapevolezza come padrona**  

Senza consapevolezza, la mente cade nelle *vrittis* (fluttuazioni), come descritto negli Yoga Sutra, portando a distrazione e sofferenza. Con la mindfulness (consapevolezza cosciente), la mente diventa un servitore, diretta anziché reattiva. Questo richiama la metacognizione in psicologia, dove osservare i pensieri ne riduce il controllo, permettendo azioni intenzionali. Dal punto di vista neuroscientifico, pratiche come la meditazione indeboliscono la "rete default" (associata al pensiero autoreferenziale), favorendo un'attenzione radicata nel presente.

### **La resistenza al silenzio**  

Il silenzio—simbolo della quiete meditativa o della consapevolezza non concettuale—svela la natura effimera della mente. L'avversione della mente al silenzio riflette la sua paura dell'obsolescenza; nella quiete, l'illusione di un sé separato si dissolve. Questo è centrale in pratiche come il *nididhyāsana* (contemplazione) nel Vedanta, dove il silenzio rivela il Sé (Atman) come il sostrato immutabile sotto il rumore mentale.

### **Il Sé oltre la maschera**  

Il Sé (Atman/Brahman) è la coscienza trascendente che "indossa" la mente come una maschera per interagire con la dualità. Questa metafora si allinea al concetto di *līlā* (gioco divino) nell'Induismo, dove l'Assoluto si manifesta come individui per esperire la propria infinitudine. La mente, in questa visione, è un'interfaccia provvisoria, simile a un avatar in un videogioco, che permette al Sé di esplorare l'esistenza condizionata.

### **Sintesi e implicazioni**  

- **Filosofiche**: Questo modello sfida il riduzionismo materialista, posizionando la coscienza come fondamento. Tuttavia, armonizza con teorie quantistiche in cui l'osservazione plasma la realtà, suggerendo che mente e coscienza siano co-creative.  

- **Pratiche**: Coltivare la consapevolezza attraverso meditazione, autoindagine ("Chi sono io?") e mindfulness dissolve l'identificazione con la mente, favorendo la liberazione (*moksha*) dalla sofferenza.  

- **Critica**: Un materialista potrebbe obiettare che la coscienza emerga dal cervello, non il contrario. Le tradizioni non-duali replicano che la coscienza è primordiale—il cervello la filtra, come una radio riceve le onde.  

### **Conclusione**  

Il ruolo della mente è funzionale, non ontologico. Riconoscendo la sua natura illusoria e radicandosi nella consapevolezza, si trascende la maschera dell'ego per realizzare il Sé come coscienza illimitata. Questo viaggio dall'*avidya* (ignoranza) al *jnana* (conoscenza) è sia una rivelazione filosofica che un'esperienza vissuta, che scioglie la separazione nell'unità. Come scrisse Rumi: *"Non sei una goccia nell'oceano. Sei l'intero oceano in una goccia."*



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