lunedì 28 luglio 2025

"La vita è un sogno in cui ci scambiamo per l’ombra che scorre sullo schermo, dimenticando di essere la luce che la proietta."

 

«Non ricordo di essere nato»: un viaggio fra memoria, identità e il sogno chiamato vita


1. Il paradosso del primo ricordo

Non hai memoria della nascita perché l’apparato che immagazzina ricordi non era ancora online. Nei primi anni di vita la neurogenesi dell’ippocampo è frenetica, le sinapsi cambiano forma di continuo; ciò che viviamo viene sovrascritto prima che possa consolidarsi. Gli psicologi chiamano questo fenomeno infantile amnesia. Il “tu” autobiografico nasce solo quando il cervello trova una sufficiente stabilità per raccontarsi una storia: verso i tre‑quattro anni.

La mente è come un diario che comincia a scrivere se stesso dopo qualche pagina già vissuta.


2. Corpo, mente e quel testimone silenzioso

Il compleanno celebra un evento biologico: l’apparizione di un organismo. Ma l’identità che ricordi – il nodo di pensieri, ruoli e preferenze – si forma più tardi. Filosofi e mistici insistono che, dietro entrambe, c’è qualcosa di più vasto:

  • «Tu non sei l’onda, ma l’oceano che la rende possibile.»

  • «La coscienza non appare dentro il corpo; il corpo appare nella coscienza.» – Advaita Vedānta

Quando ricordi la tua infanzia, la scena si proietta su uno “schermo” immobile: quel testimone che resta identico mentre tutto muta. Chiamalo Sé, pura consapevolezza, o vuoto luminoso; il linguaggio vacilla, ma l’intuizione rimane.


3. La vita come sogno: tradizioni a confronto

  • Calderón de la Barca (1635) fa dire al principe Sigismondo: «Che è la vita? Un frenesí… un’ombra, una finzione.»

  • Cartesio usa l’ipotesi del sogno per dubitare di ogni certezza sensibile.

  • Nel buddhismo tutto ciò che sorge è impermanente e “vuoto di sé”: un sogno che si autodivora d’istante in istante.

  • In neuroscienze si parla di modello predittivo: il cervello non “registra” la realtà, la simula costantemente, proprio come fa di notte.

Che il mondo sia una proiezione mentale non implica che sia «falso»; implica che è relativo, fugace, modellato dall’osservatore. La solidità che gli attribuiamo è un atto di fiducia collettiva.


4. A cosa serve, allora, un compleanno?

  1. Radicamento nel tempo – Ci ricorda che, nel sogno comune, la materia evolve secondo cicli.

  2. Ritualità sociale – Offre un perno narrativo da condividere: «Ecco quando la mia storia è iniziata.»

  3. Specchio di impermanenza – Ogni candela in più è un memento: tutto ciò che nasce è condannato a trasformarsi.

Il rito del compleanno non contraddice l’intuizione che “tu non sei la storia”: semplicemente celebra la pagina su cui la storia si scrive.


5. La menzogna dell’identificazione

Il vero inganno non è sognare, ma scambiare il sogno per la propria casa. Quando ci riduciamo al flusso dei ricordi, viviamo in una stanza con le finestre chiuse:

  • Difendiamo una biografia come fosse un castello.

  • Misuriamo il valore in base al confronto.

  • Confondiamo ciò che sentiamo con ciò che siamo.

L’ego narrativo è un utile strumento sociale, ma diventa prigione se lo assolutizziamo.


6. Risvegliarsi senza distruggere il sogno

«Svegliarsi» non significa annullare la scenografia: significa riconoscere di essere il palco, non solo l’attore. Qualche porta di accesso:

  1. Mindfulness – Notare in tempo reale pensieri, emozioni, percezioni come nuvole, senza afferrarli.

  2. Domanda radicale – «Chi è consapevole di questo pensiero?» Guardare la sorgente anziché il contenuto.

  3. Servizio e compassione – Agire nel sogno sapendo che ogni personaggio è un riflesso dello stesso oceano di coscienza.


7. Conclusione: danzare lucidi nel sogno

Non ricordare la nascita è normale; voler sapere «chi sono davvero» è il primo segno che il sogno sta diventando lucido. La vita resta un film in proiezione, ma tu puoi sederti in platea e gustarla, libero dall’illusione di essere soltanto la pellicola. Festeggia pure il compleanno: è la festa dell’attore. Ma ricorda di brindare anche al palcoscenico sterminato che ti contiene.

«Quando aprirai gli occhi ti accorgerai che non c’è nulla da svegliare, perché nulla ha mai dormito. C’era solo il sogno di essere addormentati.» – Anonimo vedantino

Che ogni tuo giorno sia un compleanno della consapevolezza: una candela accesa nel teatro del sogno.



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