Anche fermarsi è un allenamento: il paradosso del “chi si ferma è perduto”
«Ci hanno detto di correre sempre più veloce e non fermarci mai.
Ma sai, anche fermarsi è un allenamento.»
1. Il mantra della velocità
Quante volte, scrollando il feed o ascoltando un podcast motivazionale, abbiamo sentito ripetere lo stesso ritornello? “Alzati prima degli altri, lavora più degli altri, corri più veloce degli altri.” In un mondo che misura il nostro valore in KPI e notifiche, l’immobilità appare un lusso colpevole, quasi un peccato. Eppure, mentre ci spingiamo oltre ogni limite, c’è una domanda che resta sospesa: dove stiamo davvero andando, e chi saremo quando ci arriveremo?
2. Il silenzio come parte del ritmo
Ogni buona canzone alterna pieni e vuoti, note e pause. Senza lo spazio tra un accordo e l’altro la melodia diventerebbe rumore. Allo stesso modo, il nostro corpo e la nostra mente hanno bisogno di intervalli per trasformare lo sforzo in crescita:
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Fisico – Gli atleti programmano il “rest day” perché sanno che il muscolo cresce durante il recupero, non durante lo sforzo.
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Cognitivo – Le ricerche sul default mode network mostrano che il cervello, nei momenti di quiete, ri‑organizza le informazioni e genera insight creativi.
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Emotivo – Fermarsi significa anche sentire: gioia, stanchezza, frustrazione. Emozioni che, ignorate, diventano zavorra.
3. Il vantaggio competitivo della lentezza
Paradossalmente, sono proprio le pause a farci correre più lontano:
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Innovazione – Da Google al 3M, le aziende che hanno introdotto slot di “tempo vuoto” per i dipendenti hanno visto nascere Post‑it, Gmail e altre rivoluzioni.
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Decision‑making – Una notte di sonno o una passeggiata riducono gli errori di giudizio e aumentano la qualità delle scelte strategiche.
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Sostenibilità personale – Il burnout costa, in termini di salute e di produttività. La lentezza programmata è un investimento, non un costo.
4. Un esercizio di contro‑intuitività
Prova questo: la prossima volta che senti la tentazione di fare “solo un’ultima cosa” prima di spegnere il computer, premi Stop invece di Play.
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Chiudi il laptop.
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Respira dieci volte, lentamente.
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Prendi un foglio e scrivi la prima domanda che ti viene in mente.
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Non rispondere. Lascia il foglio sul tavolo e vai a fare altro.
Domani, riprendi quella domanda: la risposta sarà diversa, spesso migliore. È il frutto di un allenamento invisibile che è avvenuto mentre “non facevi nulla”.
5. Dove chiudere il cerchio
Aprire un cerchio significa lanciare un interrogativo che continua a lavorare dentro di noi. E allora chiediamoci: Che cosa potrei guadagnare se introducessi una pausa intenzionale nella mia giornata? Lasciamo che la risposta maturi nelle ore di silenzio, nei minuti di respiro, nei giorni di riposo. Perché, sì, correre è importante. Ma fermarsi è un’arte ‑ e, come ogni arte, si impara praticandola.
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Spoiler: scoprirai che la vera corsa comincia quando impariamo a mettere il piede sul freno.
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