“Sii dove sei”: Il richiamo universale alla Presenza
«Mentre cammini, mangi e viaggi, sii dove sei. Altrimenti perderai la maggior parte della tua vita.»
— attribuito al Buddha«Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani avrà cura di sé stesso.»
— Gesù, Matteo 6,34
1. Introduzione: l’istante come dimora dell’essere
Queste due frasi, separate da secoli e culture, convergono sullo stesso punto: l’unica vera ricchezza si trova nell’Adesso. Quando ascoltiamo veramente la pioggia o sentiamo il contatto del piede con la terra, non stiamo aggiungendo nulla alla realtà; piuttosto, stiamo rimuovendo gli strati di distrazione che ci impediscono di percepirla. Vivere altrove — negli anfratti di rimpianti passati o nei miraggi di futuri immaginati — significa perdere «la maggior parte della vita»: l’unico momento in cui possiamo davvero respirare, amare, scegliere.
2. Buddha e la pratica dell’attenzione nuda (sati)
Nel canone pali, il Buddha incarna la sati, la consapevolezza:
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Osservare ciò che sorge (pensieri, sensazioni, emozioni) senza appropriazione.
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Ritornare al proprio corpo come ancora.
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Dimorare nel flusso dell’esperienza così com’è.
Quando egli invita a «camminare essendo dove sei», non propone una formula poetica, bensì un addestramento: sentirsi talmente presenti ai propri passi da non lasciare «avanzi d’esperienza» non vissuti. È un atto rivoluzionario di semplicità: niente da ottenere, nulla da respingere.
3. Gesù e il “pane quotidiano”
Nel Discorso della Montagna, Gesù sposta l’asse dagli affanni alla fiducia: «A ciascun giorno basta la sua pena». In termini contemporanei potremmo dire: non sovraccaricare la RAM con simulazioni di scenari infiniti; usa la tua energia per amare ora. Il “pane quotidiano” per cui pregare non è mero nutrimento fisico, ma il gesto di ricevere la vita a bocconi di presente.
4. Il paradosso della mente errante
Studi neuroscientifici confermano quello che Buddha e Cristo intuirono: una mente che divaga per più del 45 % del tempo correla con stati di infelicità. Vagare è naturale; il problema sorge quando smettiamo di rendercene conto.
Effetto assuefazione: più la mente scappa, più crede di dover scappare.
Effetto opacità: la realtà diventa un sottofondo muto.
Effetto sottrazione: la vita si riduce a sceneggiatura mentale, non a esperienza.
5. Ogni passo è sacro quando tu sei il passo
Con “sacro” non intendiamo un’aura mistica che piove dall’alto; è la sacralità di ciò che è pienamente visto. Prendi il gesto di bere un sorso d’acqua:
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Contatto sensoriale: la freschezza sulle labbra.
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Consapevolezza: riconoscere la sete che si placa.
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Gratitudine spontanea: rendersi conto del dono.
In quel microcosmo di pochi secondi, l’ordinario diventa infinito perché la tua presenza illumina ciò che, altrimenti, passerebbe inosservato.
6. Pratiche concrete per abitare l’Adesso
| Momento | «Qui» in 15 secondi |
|---|---|
| Sveglia | Tre respiri profondi prima di alzarti: nota suono, temperatura, contatto del lenzuolo. |
| Caffè | Senti l’aroma dalla tazzina al naso, non dal pensiero al giudizio. |
| Prima di cliccare “invia”, percepisci il mouse sotto le dita. | |
| Fila al semaforo | Sintonizzati sul respiro nell’addome anziché sul clacson mentale. |
Regola d’oro: se puoi renderti conto di dove sei con un senso (vista, tatto, udito…), sei già tornato a casa.
7. Dai frammenti alla totalità
La Presenza non cancella passato e futuro; li mette al loro posto.
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Il passato: archivio di memoria, non gabbia di identità.
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Il futuro: spazio di visione, non arena d’ansia.
Quando ritorni all’istante, recuperi la facoltà di usarli anziché esserne usato.
8. Perdere l’attimo è perdere il miracolo
Ogni forma di bellezza — musica, poesia, abbraccio — va assaporata durante e non in differita. Se registri un tramonto ma non lo guardi, baratti l’esperienza viva con un file morto. Il “miracolo” non è un evento soprannaturale: è la meraviglia di un cervello che incontra il mondo senza filtri superflui.
9. Ostacoli comuni (e antidoti)
| Ostacolo | Descrizione | Antidoto pratico |
|---|---|---|
| Multitasking compulsivo | Sovrapporre attività disloca l’attenzione. | Fai una sola cosa, deliberatamente, per 90 secondi. |
| Dialogo interno giudicante | Commento costante su “giusto/sbagliato”. | Nomina l’emozione (“ansia”, “noia”), poi torna al respiro. |
| Notifiche a raffica | Stimoli esterni che sequestrano la mente. | Silenzia, imposta finestre di consultazione. |
10. Conclusione: la libertà è nel passo successivo
Essere “dove siamo” è l’arte di rientrare in contatto con la nostra piena umanità: fragile, cangiante, eppure capace di infinita profondità. Buddha e Cristo non ci offrono dogmi da memorizzare; ci invitano a partecipare attivamente al mistero ordinario della vita. Ogni passo, se abitato, è un atto di liberazione dal tempo psicologico. Il miracolo non è altrove: si dispiega in questa sillaba, in questa pausa, nel prossimo battito del tuo cuore.
Prova ora. Chiudi gli occhi, inspira, senti i piedi sul pavimento.
Ti sei già avvicinato a quella porzione di vita che, altrimenti, avresti perso.
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