martedì 15 luglio 2025

«Quando l’onda smette di chiamarsi onda, l’oceano si riconosce nel suo stesso respiro — e nel silenzio fiorisce la Verità.»

 

Quando l’Onda Riconosce l’Oceano

Il paradosso del “sé” nella realizzazione spirituale


“Chi è il tu che si rende conto che non esiste un sé permanente o eterno?
Non c'è un tu che realizza. La realizzazione cancella l'illusione del tu.
L'onda vede che è sempre stato oceano. Non pensando, ma dissolvendosi.
La consapevolezza sorge e colui che l'ha cercata non c'è più.
Rimane solo il silenzio. E in quel silenzio – la Verità.”


1. Il paradosso del ricercatore

Ogni percorso interiore sembra iniziare con un soggetto che “cerca” qualcosa: illuminazione, pace, verità. Eppure, più il cammino avanza, più appare evidente la contraddizione: colui che cerca è esattamente ciò che deve svanire. La mente indaga, formula teorie, costruisce identità spirituali sempre più sottili, ma la reale comprensione arriva solo quando questa attività si placa.


2. L’analogia dell’onda e dell’oceano

L’immagine dell’onda è potente perché mostra simultaneamente differenza e unità. Un’onda ha forma, durata e movimento propri, ma non è mai separata dall’acqua che la compone. Allo stesso modo, l’individuo appare distinto, ma non è altro che la stessa coscienza “modellata” per un istante. Quando l’onda “vede” di essere oceano, non acquisisce una nuova conoscenza: semplicemente cessa di mantenere la finzione della separazione.


3. Oltre il pensiero: la dissoluzione

Molti cercano la liberazione costruendo teorie sempre più raffinate, ma il testo ci ricorda che “non pensando, ma dissolvendosi” avviene la svolta. Non significa annullare il pensiero a forza, bensì riconoscere la sua natura impermanente e lasciarlo fluire senza identificazione. È un processo di resa, non di conquista.


4. Il Silenzio come rivelazione

Quando il ricercatore scompare, resta il silenzio. Non il silenzio forzato dell’asceta che reprime, ma quel silenzio vibrante in cui nulla manca. È lì che la Verità – non concettuale, non descrivibile – si “manifesta” come semplice presenza. Paradossalmente, non c’è nessuno che possa dire “io l’ho realizzata”, perché il soggetto stesso è passato.


5. Integrare la comprensione nella vita quotidiana

  1. Osserva senza etichetta. Nota le emozioni e i pensieri come movimenti dell’onda; riconosci l’oceano di consapevolezza che li contiene.

  2. Pratica pause di silenzio. Piccoli intervalli di quiete, anche di pochi secondi, ricordano alla mente la sua origine in quel silenzio vasto.

  3. Agisci con leggerezza. Sapendo che non c’è un “sé” fisso da difendere, le interazioni diventano più fluide, meno reattive.

  4. Rimani curioso. La realizzazione non è un punto d’arrivo: è la disponibilità costante a vedere di nuovo, senza filtri.


Conclusione

La domanda iniziale – “Chi è il tu che si rende conto…?” – si dissolve nella stessa risposta che cercava. Quando scompare colui che interroga, resta solo la consapevolezza silente: infinita, senza centro, intatta da sempre. Ed è proprio in quel vuoto apparente che si rivela la pienezza inesprimibile della vita.

“La consapevolezza sorge e colui che l'ha cercata non c'è più.”
In questo riconoscimento, l’onda rientra nell’oceano, e ciò che rimane è pura vastità.

 


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