domenica 28 settembre 2025

La quiete non si trova cercando fuori, ma riconoscendo dentro ciò che non è mai stato perduto.



La quiete che non abbiamo mai perso: ritrovare il centro in un mondo di distrazioni

Viviamo in un’epoca in cui la maggior parte di noi vaga senza sapere di vagare. Camminiamo nelle strade, attraversiamo i giorni, portando con noi una costante ricerca di qualcosa che pensiamo manchi. Guardiamo all’esterno: nelle relazioni, nelle esperienze, negli oggetti. Ci dimentichiamo però che ciò che cerchiamo arde silenziosamente già dentro di noi.

Il rumore che soffoca la voce interiore

Ogni giorno siamo immersi in un flusso di stimoli, notifiche, richieste, opinioni. È un rumore che non sempre percepiamo, perché è diventato lo sfondo normale della nostra esistenza. Eppure, dietro questo frastuono, abita una voce quieta, sottile, stabile. Una voce che non urla, ma indica. Che non comanda, ma guida.

Riscoprirla significa concedersi spazi di silenzio, di pausa, di vuoto fertile. Lì dove la mente non è più trascinata da storie che rotolano senza sosta, ma torna a riposare nella sua sorgente.

La distrazione e la semplice Verità

La vita è molto più semplice di quanto la mente, con le sue trame, lasci intendere. La Verità non è nascosta: è la presenza stessa dell’istante. Tuttavia, presi dall’abitudine a identificarci con pensieri e ruoli, scambiamo la maschera per il viso. Pensiamo di doverci adattare a un copione sociale, quando in realtà l’appartenenza autentica non chiede alcuno sforzo.

Appartenere non significa uniformarsi, ma riposare in ciò che già siamo. Significa riconoscere che non c’è mai stata alcuna separazione tra noi e la vita.

La quiete come ritorno a casa

Siamo venuti in questo mondo dimenticando la quiete. Non perché sia perduta, ma perché l’abbiamo velata con rumori, ruoli, identificazioni. La quiete non va creata né raggiunta: va semplicemente riconosciuta. È la base su cui tutto poggia.

Ogni volta che smettiamo di inseguire un ideale di perfezione, ogni volta che ci sediamo senza dover diventare altro, rientriamo in quella casa interiore. Una casa che non è mai stata lontana.

Un invito alla presenza

Il cammino non è verso un altrove: è un risveglio nel qui e ora. Non si tratta di costruire una nuova identità, ma di lasciar cadere le finzioni che ci coprono gli occhi.

La vera appartenenza accade quando permettiamo a noi stessi di essere esattamente ciò che siamo, senza maschere, senza dover forzare. La quiete non è fuga dal mondo, è radicamento profondo nel suo cuore.




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