sabato 11 ottobre 2025

“La vera montagna non è quella che si sale, ma quella che impari a camminare ogni giorno dentro di te, quando il divino si nasconde nei gesti più semplici.”



Quando la montagna svanisce: vivere il sacro nell’ordinario

Ci sono esperienze che sembrano scolpite nel cielo.
Quei momenti in cui ci sentiamo sospesi tra terra e divino, dove ogni respiro ha il sapore della rivelazione. Una vetta raggiunta — che sia reale o interiore — ci mostra per un attimo l’immensità di ciò che siamo. Ma poi, inevitabilmente, si torna giù. Il mondo riprende il suo ritmo. Le mail, le code, le chiacchiere, le abitudini. E allora sorge la domanda: che cosa ne facciamo di quella luce?

Molti la lasciano dissolversi, come un sogno al risveglio. Ma forse, proprio lì, comincia il vero cammino.

Ogni passo è la montagna

La montagna non è un luogo: è un movimento interiore.
Scalare, faticare, respirare, fermarsi — sono verbi della vita quotidiana. L’esperienza “in cima” non è altro che una rivelazione condensata: ci mostra che il sacro non è altrove, ma si nasconde nella trama stessa dell’ordinario.
Ogni gesto può diventare una preghiera, ogni sguardo un altare.
Quando torniamo a valle, non perdiamo la vetta. La portiamo dentro, come un punto luminoso che illumina il cammino.

La normalità come pratica spirituale

Viviamo in un’epoca che cerca sempre l’eccezionale.
Eppure la vera maestria spirituale consiste nel rendere straordinario ciò che è comune.
Fare il caffè con presenza, camminare senza fretta, ascoltare davvero un amico — sono atti di sacralità discreta. La vetta si trasforma in abitudine consapevole.
È lì che si compie il ritorno: non come perdita, ma come integrazione.
Il divino non ci chiede di restare sospesi tra le nuvole, ma di portare la luce nelle mani che lavorano la terra.

La nuova scelta di vita: l’altitudine interiore

Scegliere di vivere così significa adottare una nuova forma di spiritualità: concreta, incarnata, gentile.
Non serve un monastero o un ritiro permanente.
Serve solo la disponibilità a vedere — ogni giorno — ciò che si nasconde dietro la superficie delle cose.
Ogni suono, ogni profumo, ogni sguardo può diventare un frammento di eternità.
È una forma di libertà sottile: non più dipendere dai picchi emotivi o mistici, ma imparare a riconoscere Dio nella piega della vita comune.

La montagna che cammina in noi

Alla fine, comprendiamo che non siamo noi a salire la montagna, ma la montagna che si muove in noi.
Ogni passo, ogni respiro, ogni incontro è parte del suo profilo.
E quando la vetta svanisce, la vista resta.
È il dono più grande: un orizzonte che non si vede più fuori, ma dentro — calmo, stabile, infinito.


Invito alla riflessione:
Prova oggi, anche solo per un minuto, a guardare un gesto quotidiano come se fosse sacro.
Non per fuggire dal mondo, ma per incontrarlo davvero.
Lì, proprio dove tutto sembra normale, Dio ti sta aspettando.




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