Titolo: Gli individui illuminati piangono? Il paradosso della lacrima consapevole
Nel cammino spirituale, una delle illusioni più sottili è credere che l’illuminazione renda immuni al dolore umano. Come se raggiungere la consapevolezza fosse sinonimo di un’imperturbabilità fredda, un’assenza di emozioni, una pace sterile. Ma non è così. Gli individui illuminati piangono — e proprio in quelle lacrime, a volte silenziose, si rivela la loro umanità più pura.
Le lacrime dell’essere: non reazione, ma risonanza
Quando un essere risvegliato piange, non lo fa per reazione. Non c’è attaccamento né identificazione con la storia personale. È una lacrima che nasce dalla risonanza con la vita, non dalla sofferenza dell’ego.
Le emozioni scorrono attraverso un cuore completamente aperto, senza resistenze. Il dolore del mondo, la compassione per gli esseri viventi, la bellezza della vita stessa — tutto attraversa, come vento tra i rami di un albero.
Non è la lacrima dell’illusione, ma quella della verità: un pianto che non chiede consolazione, perché non nasce da una ferita, ma da un’unità così vasta da comprendere tutto.
Il cuore vasto: sentire senza possedere
L’essere illuminato non è un essere “senza emozioni”, ma un essere “non posseduto dalle emozioni”.
Quando il dolore arriva, viene sentito profondamente, fino in fondo, ma non viene trattenuto. Non c’è più la voce interiore che dice “questo non dovrebbe accadere a me”.
Il cuore rimane aperto, morbido, vasto. Il dolore viene accolto come parte del flusso naturale della vita, e in quello spazio di accoglienza si trasforma.
Come un cielo che non si turba per le nuvole che lo attraversano, il Sé rimane immobile, testimone. Le nuvole cambiano forma, piovono, scompaiono. Il cielo resta.
Gioia e dolore: due espressioni della stessa corrente
Per chi è desto, gioia e dolore non sono opposti, ma due movimenti di una stessa energia: la vita che pulsa, che si mostra.
L’ego giudica — questa emozione è buona, quella è cattiva — e così nasce la resistenza.
La coscienza invece osserva — questa emozione è qui, e passa.
In questa visione, la gioia non viene inseguita, il dolore non viene fuggito. Entrambi scorrono liberamente, dissolvendosi nella stessa vastità da cui provengono.
Le lacrime come preghiera silenziosa
Nel silenzio del Sé, anche una lacrima può essere una forma di preghiera. Non rivolta a qualcuno, ma all’Essere stesso.
È come se l’universo, attraverso quell’individuo, piangesse la sua stessa bellezza, la sua stessa fragilità.
Ogni goccia diventa un atto di resa, una confessione senza parole: “Io sono parte di tutto questo, e tutto questo è parte di me.”
L’immobilità che abbraccia il mondo
Il Sé, nella sua natura più profonda, rimane immobile, come il fondo del mare che non si muove mentre la superficie è scossa dalle onde.
Eppure, proprio grazie a questa immobilità, può accogliere tutto — le tempeste, i sorrisi, le lacrime — senza rifiutare nulla.
L’individuo illuminato non vive “al di sopra” delle emozioni, ma “dentro” di esse, senza confondersi.
Non si protegge dal dolore, perché non ha più bisogno di proteggersi.
Piange, sì, ma in quelle lacrime non c’è disperazione: c’è solo la vita, che si riconosce, si arrende e si celebra.
Conclusione
Gli illuminati piangono. Ma non per illusione. Le lacrime cadono, e nessuna si aggrappa.
Il cuore si apre, vasto come il cielo, lasciando scorrere tutto.
Perché quando la consapevolezza fiorisce, non si diventa meno umani: si diventa pienamente umani.
E in quella pienezza, anche una lacrima diventa luce.
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