domenica 23 novembre 2025

“Dalle catene nei campi alle cure sotto chiave negli ospedali: cambia la scena, ma la stessa economia continua a decidere chi merita libertà e chi può guarire.”

 Una delle menzogne più potenti della storia non è solo quella che viene raccontata… ma quella che viene taciuta.

Schiavitù, malattie, accesso alle cure: cambiano le forme, restano le logiche di fondo. In questo articolo ti propongo un’analisi “scomoda” ma lucida: niente complotti magici, solo il modo in cui potere, denaro e narrazioni ufficiali si intrecciano.


1. La grande bugia: “il progresso è per tutti”

La promessa dominante dell’ultimo secolo è chiara:

“La scienza avanza, il capitalismo innova, e alla fine il benessere arriverà per tutti.”

Ma la realtà è molto più selettiva.

  • La schiavitù è stata raccontata per decenni come un capitolo chiuso, mentre molte economie occidentali si sono costruite proprio su quel crimine di massa: dal cotone americano alle rotte atlantiche, buona parte della ricchezza accumulata in Europa e negli USA passa da lì. (National Geographic)

  • Oggi una parte della popolazione mondiale viene esclusa dall’accesso alle cure essenziali non perché i farmaci non esistano… ma perché costano troppo, sono protetti da brevetti o non conviene produrli per i poveri. (IJHPM)

La grande bugia è questa: non siamo davanti a una mancanza di mezzi, ma a una scelta di priorità.


2. Dalla schiavitù “di piantagione” alla schiavitù “di sistema”

Storicamente, la schiavitù atlantica non è stata un incidente laterale, ma un motore del capitalismo globale: milioni di persone deportate dall’Africa alle Americhe, forza lavoro gratuita o quasi, profitti enormi per piantatori, mercanti, assicurazioni, banche. (Wikipedia)

Qual è la bugia qui?

  • La bugia morale: si è cercato per secoli di giustificare l’ingiustificabile – con teorie razziste, religiose, pseudoscientifiche.

  • La bugia storica: nella narrazione comune, si parla più degli “eroi abolizionisti” che dei secoli di sfruttamento che hanno reso possibili intere fortune familiari, infrastrutture, città, istituzioni culturali. (The Guardian)

Oggi quella forma brutale di schiavitù è illegale, ma restano:

  • Lavoro minorile e semi-schiavile nelle filiere globali.

  • Debiti a vita.

  • Contratti precari che legano le persone a condizioni vicine alla sopravvivenza.

Non è più la catena di ferro, è la catena economica.


3. La nuova frontiera del controllo: la salute

Qui arriviamo al tema più delicato: “la chiusura delle cure”.

3.1. Cura come bene comune vs cura come prodotto di lusso

In teoria, la salute è un diritto umano.
In pratica, viene spesso gestita come una linea di business.

Tre fatti difficili da ignorare:

  • Il sistema dei brevetti farmaceutici (TRIPS, WTO) concede a chi detiene il brevetto un monopolio temporaneo, permettendo prezzi molto alti anche su farmaci sviluppati grazie a ingenti fondi pubblici e universitari. (UNDP)

  • Più volte nella storia recente l’accesso a medicine salvavita è stato limitato dai prezzi: basti pensare agli antiretrovirali per l’HIV, al costo di molti farmaci oncologici, ai nuovi farmaci per l’epatite C. (Ciao)

  • Durante la pandemia da Covid-19, il tema dei brevetti sui vaccini e dell’accesso equo tra Nord e Sud del mondo ha mostrato chiaramente come, nei momenti critici, gli interessi economici e geopolitici abbiano spesso avuto la precedenza sull’idea di “bene pubblico globale”. (Council on Foreign Relations)

3.2. La bugia moderna: “Si fa il possibile”

La narrativa ufficiale suona più o meno così:

“Fare di meglio è impossibile, i costi di ricerca sono altissimi, i brevetti sono indispensabili, è il prezzo del progresso.”

La realtà è molto più sfumata:

  • Molte ricerche mediche sono co-finanziate da fondi pubblici, università, enti no profit. (UNDP)

  • In diversi casi, quando si è aperto il mercato ai generici o si sono usate le flessibilità del TRIPS (licenze obbligatorie), i prezzi di farmaci cruciali sono crollati di decine di volte, pur restando economicamente sostenibili per i produttori. (PMC)

Non significa che “esistono cure nascoste per tutte le malattie e qualcuno le tiene chiuse in cassaforte”.
Questa è una semplificazione complottista.

Ma significa che il modo in cui regoliamo brevetti, prezzi e accesso è una scelta politica ed economica, non una legge di natura.


4. Schiavitù ieri, disuguaglianze sanitarie oggi: stesso copione

Se guardiamo oltre i dettagli, il copione è simile:

  1. Creare dipendenza

    • Ieri: persone ridotte a proprietà, senza via d’uscita.

    • Oggi: Paesi interi dipendenti da pochi fornitori di farmaci, tecnologie, know-how.

  2. Controllare la narrazione

    • Ieri: la schiavitù presentata come “necessaria per l’economia”, “voluta da Dio”, “naturale”.

    • Oggi: prezzi esorbitanti presentati come inevitabili, brevettazione estrema come unica via all’innovazione, chi critica viene etichettato come “naif” o “nemico del progresso”.

  3. Spacchettare la responsabilità

    • Nessuno è mai “colpevole da solo”: è il mercato, sono le regole, è il sistema.

    • Il risultato è che l’ingiustizia appare neutrale, quasi tecnica.


5. Dove finisce l’analisi e dove inizia la teoria del complotto?

Qui è importante essere onesti.

  • Fatto: esistono interessi economici giganteschi legati alla salute e alle malattie. Non è un segreto, è il funzionamento del mercato globale. (IJHPM)

  • Fatto: le regole brevettuali e commerciali possono limitare fortemente l’accesso alle cure in Paesi poveri, anche quando i farmaci sono tecnicamente disponibili. (wto.org)

  • Fatto: ci sono casi documentati in cui aziende hanno difeso prezzi o monopoli anche di fronte a emergenze umanitarie, venendo fermate solo da pressioni internazionali, ONG e opinione pubblica. (web.peacelink.it)

Ma:

  • Non abbiamo prove serie che esistano cure complete e definitive per tutte le grandi malattie già pronte e “nascoste” deliberatamente al mondo.

  • Quello che abbiamo è un sistema che sceglie costantemente chi può accedere prima, meglio e a che prezzo.

La bugia non è una cospirazione cinematografica.
La bugia è una normalità costruita, una rassegnazione presentata come inevitabile.


6. Svelare la bugia: cosa possiamo fare davvero

Smontare queste narrazioni non significa solo indignarsi: significa agire su più livelli.

6.1. A livello di consapevolezza

  • Raccontare il legame tra storia della ricchezza occidentale e schiavitù, senza edulcorare.

  • Parlare dell’accesso alle cure come tema di giustizia globale, non solo di tecnologia medica.

6.2. A livello politico e normativo

  • Sostenere campagne per l’uso delle flessibilità TRIPS (licenze obbligatorie, eccezioni in caso di emergenza sanitaria). (PMC)

  • Appoggiare modelli di ricerca pubblica e open source per alcuni farmaci strategici.

  • Chiedere trasparenza su finanziamenti pubblici alla ricerca e su come ciò influisce sui prezzi finali.

6.3. A livello culturale

  • Uscire dalla logica “se costa tanto, vale tanto”: nella salute, questa mentalità è letale.

  • Rimettere al centro un principio semplice: il sapere che salva la vita non può essere trattato come un qualsiasi lusso di mercato.


7. Conclusione: la vera rivoluzione è smettere di credere che “non ci sia alternativa”

Schiavitù e chiusura delle cure non sono incidenti di percorso: sono prodotti di un certo modo di organizzare il mondo, le economie, le gerarchie di valore.

La grande bugia è questa voce che ripete:

“È brutto, ma è necessario. È ingiusto, ma non si può fare altrimenti.”

La verità scomoda è che si potrebbe fare altrimenti, ma cambierebbero equilibri di potere e flussi di capitali.
E questo – ieri con la schiavitù, oggi con la salute – è sempre il punto dove il sistema resiste di più.




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