martedì 13 maggio 2025

"Non è che abbiamo poco tempo, è che ne perdiamo molto."

**Seneca e la Negazione della Fugacità della Vita nel I Secolo a.C.**

**Contesto Storico e Filosofico:**  

Lucio Anneo Seneca, filosofo stoico del I secolo d.C. (nota: correzione temporale, in quanto visse dal 4 a.C. al 65 d.C.), operò in un'epoca segnata da instabilità politica, malattie e bassa aspettativa di vita. Nonostante ciò, nel suo trattato *De Brevitate Vitae* ("Sulla Brevità della Vita"), propose una visione rivoluzionaria: la vita non è breve di per sé, ma lo diventa a causa dello spreco umano. 

**Il Nucleo del Pensiero Senecaiano:**  

1. **Qualità vs. Quantità:**  

   Seneca distingue tra durata cronologica e uso significativo del tempo. La vita è sufficiente se vissuta con saggezza, orientata alla virtù e alla ragione. Critica chi dissipa il tempo in attività futili (ricchezza, potere, piaceri effimeri), esortando a dedicarsi alla filosofia e all'automiglioramento.  

2. **Stoicismo e Controllo Interiore:**  

   Come stoico, Seneca enfatizza il controllo sulle proprie percezioni. Pur riconoscendo la transitorietà fisica dell'esistenza, sostiene che l'adesione alla virtù (saggezza, giustizia, coraggio, temperanza) conferisce eternità qualitativa. L'anima razionale, allineata al *logos* (ragione universale), trascende la mortalità del corpo.  

3. **Memento Mori e Valorizzazione del Presente:**  

   La riflessione sulla morte (*memento mori*) non è motivo di angoscia, ma uno strumento per vivere pienamente. Seneca esorta a concentrarsi sul "qui e ora", trasformando la consapevolezza della finitezza in un incentivo all'azione virtuosa.  

4. **Eternità attraverso la Virtù:**  

   Un'esistenza virtuosa lascia un'impronta eterna, non nel senso fisico, ma attraverso l'influenza morale e l'esempio. Le opere e le idee sopravvivono, integrandosi nel flusso cosmico dello *logos*.  

**Critiche e Controversie:**  

Seneca, pur essendo ricco e coinvolto nella corte di Nerone, difese l'idea che la virtù risieda nell'interiorità, non nelle condizioni esterne. La sua vita complessa (morte imposta da Nerone) testimonia la tensione tra ideali stoici e realtà politica, ma rafforza il messaggio: la libertà interiore è possibile anche in circostanze avverse.  

**Conclusione:**  

Seneca nega la fugacità non ignorando la mortalità, ma ridefinendo il valore della vita. La vera "lunghezza" della vita dipende dall'uso filosofico del tempo, dalla ricerca della virtù e dall'integrazione con la ragione universale. In questo modo, l'essere umano supera l'effimero, raggiungendo una forma di eternità morale e intellettuale.



"Il silenzio che osserva il vento pensante è già il cielo senza nuvole."

 La distinzione tra pensiero e coscienza è un tema profondo, esplorato in filosofia, neuroscienza e spiritualità. Approfondiamo ogni aspetto con rigore, mantenendo un linguaggio chiaro e riflessivo.

### 1. **Movimento vs. Quiete**  

- **Pensiero**: È dinamico, frammentato, legato al tempo. Come un fiume che scorre, si nutre di associazioni, memorie, proiezioni. È l'attività mentale che pianifica, dubita, crea, o rimugina. Nelle neuroscienze, corrisponde all'attivazione di reti neurali specifiche (come la default mode network, associata alla mente vagante).  

- **Coscienza**: È lo sfondo immobile che osserva il movimento. Non è legata al tempo, ma al presente eterno. Nella meditazione zen, è chiamata "mente originaria" (無心, mushin), uno stato di pura presenza senza attaccamento ai contenuti mentali. Filosofi come Husserl la descrivono come "l'orizzonte di ogni esperienza", il campo in cui i fenomeni appaiono.

### 2. **Contenuto vs. Spazio**  

- **Pensiero**: È il "cosa" della mente: immagini, parole, concetti. Ha una struttura duale (soggetto-oggetto: "io penso X"). Il filosofo Daniel Dennett lo definisce un "nastro narrativo" che costruisce storie per dare coerenza al caos dell'esperienza.  

- **Coscienza**: È il "dove" in cui i pensieri sorgono. È non-duale, priva di confini. Nel Vedanta, è paragonata a uno schermo su cui si proiettano i film dei pensieri. Lo scienziato Antonio Damasio la distingue in "coscienza nucleare" (consapevolezza cruda del sé qui e ora) e "coscienza estesa" (narrativa autobiografica).

### 3. **Transitorietà vs. Eternità**  

- **Pensiero**: Nasce e muore, come onde nell'oceano. La psicologia cognitiva mostra che un pensiero dura pochi secondi prima di dissolversi o trasformarsi. La sua natura è condizionata: dipende da stimoli esterni, stati emotivi, memorie.  

- **Coscienza**: È l'oceano stesso, sempre presente. Anche in assenza di pensieri (come nel sonno profondo o in stati meditativi), la coscienza persiste. Il filosofo buddista Nagarjuna la descrive come śūnyatā, "vacuità": non un vuoto assoluto, ma l'assenza di natura intrinseca, libera da concettualizzazioni.

### 4. **"Io penso" vs. Silenzio osservante**  

- **Pensiero**: L'ego ("io") è un costrutto narrativo creato dai pensieri stessi. Come scrisse Sartre, "la coscienza è sempre coscienza di qualcosa", ma l'identificazione con l'ego trasforma la coscienza in un personaggio della storia.  

- **Coscienza**: È l'osservatore impersonale, ciò che Krishnamurti chiamava "l'arte di vedere senza l'occhio del passato". Nella neurofenomenologia, è definita "auto-luminosità": non ha bisogno di riflettersi per esistere. È simile al taoismo: "Il Tao che può essere detto non è l'eterno Tao".

### 5. **Nuvole vs. Cielo**  

- **Pensiero**: Offusca perché si identifica con le sue creazioni. Le filosofie esistenzialiste parlano di "malaise" generato dall'iperidentificazione con il mentale.  

- **Coscienza**: È il cielo incontaminato, simbolo di libertà e totalità. Nella mistica sufi, è l'essenza (dhāt) che trascende le forme. Le neuroscienze moderne (es. teorie come Integrated Information Theory) provano a spiegarla come proprietà emergente della complessità cerebrale, ma il "problema difficile" (Chalmers) rimane: perché l'esperienza soggettiva esiste?

### **Sintesi e Oltre le Parole**  

La coscienza non è opposta al pensiero: lo contiene e lo trascende. Come scrisse Lao Tzu: "Il Tao non agisce, eppure nulla è lasciato incompiuto". Pratiche come la mindfulness insegnano a "sedersi nel cielo" della coscienza, osservando le nuvole dei pensieri senza esserne travolti.  

Tuttavia, in alcune tradizioni non-duali (es. Advaita Vedanta), persino la distinzione tra pensiero e coscienza è illusoria: tutto è coscienza che gioca a prendere forme. Ma finché viviamo nell'ambito del relativo, la differenza resta un faro per navigare verso la quiete interiore.



"La mente è il riflesso increspato di un oceano silenzioso: riconosci l'acqua, non l'onda, e scopri chi sei davvero."


### **La mente come strumento, non come Verità**  

La mente è paragonata a uno strumento—un costrutto pragmatico per navigare il mondo, organizzare percezioni e risolvere problemi. Tuttavia, non coincide con la realtà ultima ("Verità"). Questo concetto riflette la distinzione dell'Advaita Vedanta tra *vyavaharika* (realtà empirica) e *paramarthika* (realtà assoluta). La mente opera nella prima, mentre la Verità (Brahman) la trascende. Le neuroscienze moderne supportano questa visione, descrivendo la mente come un fenomeno emergente dai processi neurali, non come un arbitro infallibile della realtà.

### **Il sogno dell'"io"**  

L'ego o "io" è un costrutto mentale, una narrazione tessuta dalla mente per dare coerenza all'esperienza. Questo rispecchia l'*anatta* (non-sé) del Buddhismo e la teoria humeana del "fascio di percezioni", che negano l'esistenza di un sé permanente e unitario. Il "sogno" della mente è la sua tendenza a reificare questa narrazione in un'identità apparentemente solida, oscurando la natura fluida e interdipendente dell'esistenza.

### **La Consapevolezza come padrona**  

Senza consapevolezza, la mente cade nelle *vrittis* (fluttuazioni), come descritto negli Yoga Sutra, portando a distrazione e sofferenza. Con la mindfulness (consapevolezza cosciente), la mente diventa un servitore, diretta anziché reattiva. Questo richiama la metacognizione in psicologia, dove osservare i pensieri ne riduce il controllo, permettendo azioni intenzionali. Dal punto di vista neuroscientifico, pratiche come la meditazione indeboliscono la "rete default" (associata al pensiero autoreferenziale), favorendo un'attenzione radicata nel presente.

### **La resistenza al silenzio**  

Il silenzio—simbolo della quiete meditativa o della consapevolezza non concettuale—svela la natura effimera della mente. L'avversione della mente al silenzio riflette la sua paura dell'obsolescenza; nella quiete, l'illusione di un sé separato si dissolve. Questo è centrale in pratiche come il *nididhyāsana* (contemplazione) nel Vedanta, dove il silenzio rivela il Sé (Atman) come il sostrato immutabile sotto il rumore mentale.

### **Il Sé oltre la maschera**  

Il Sé (Atman/Brahman) è la coscienza trascendente che "indossa" la mente come una maschera per interagire con la dualità. Questa metafora si allinea al concetto di *līlā* (gioco divino) nell'Induismo, dove l'Assoluto si manifesta come individui per esperire la propria infinitudine. La mente, in questa visione, è un'interfaccia provvisoria, simile a un avatar in un videogioco, che permette al Sé di esplorare l'esistenza condizionata.

### **Sintesi e implicazioni**  

- **Filosofiche**: Questo modello sfida il riduzionismo materialista, posizionando la coscienza come fondamento. Tuttavia, armonizza con teorie quantistiche in cui l'osservazione plasma la realtà, suggerendo che mente e coscienza siano co-creative.  

- **Pratiche**: Coltivare la consapevolezza attraverso meditazione, autoindagine ("Chi sono io?") e mindfulness dissolve l'identificazione con la mente, favorendo la liberazione (*moksha*) dalla sofferenza.  

- **Critica**: Un materialista potrebbe obiettare che la coscienza emerga dal cervello, non il contrario. Le tradizioni non-duali replicano che la coscienza è primordiale—il cervello la filtra, come una radio riceve le onde.  

### **Conclusione**  

Il ruolo della mente è funzionale, non ontologico. Riconoscendo la sua natura illusoria e radicandosi nella consapevolezza, si trascende la maschera dell'ego per realizzare il Sé come coscienza illimitata. Questo viaggio dall'*avidya* (ignoranza) al *jnana* (conoscenza) è sia una rivelazione filosofica che un'esperienza vissuta, che scioglie la separazione nell'unità. Come scrisse Rumi: *"Non sei una goccia nell'oceano. Sei l'intero oceano in una goccia."*



lunedì 12 maggio 2025

La traiettoria tridimensionale della scala a spirale può essere rappresentata parametricamente in coordinate cilindriche come determina l’elevazione verticale per unità angolare, modellando l’ascesa verso la luce con intensità .

 L'immagine rappresenta una figura che si trova di fronte a una scala a spirale, che si innalza verso una luce diffusa. In termini matematici, questa scena può essere descritta come segue:

  1. Geometria della Scala: La scala sembra seguire una curva spirale, che può essere modellata da un'equazione parametrica. Una spirale comune è la spirale di Archimede, definita da:

    r(θ)=a+bθr(\theta) = a + b\theta

    dove rr è la distanza dal centro della spirale e θ\theta è l'angolo in radianti. In questo caso, la scala curva verso l'alto seguendo una traiettoria spirale.

  2. Illuminazione: La luce che emana dal punto più alto della spirale potrebbe essere modellata come una fonte puntiforme che segue una distribuzione angolare. L'intensità luminosa potrebbe seguire una legge inversa della distanza, ad esempio:

    I(r)=I0r2I(r) = \frac{I_0}{r^2}

    dove I(r)I(r) è l'intensità luminosa a una distanza rr dalla fonte, e I0I_0 è l'intensità iniziale.

  3. Prospettiva: La figura in primo piano e le scale che si allontanano verso l'alto suggeriscono una prospettiva con convergenza. La prospettiva centrale può essere descritta da una proiezione prospettica dove le linee parallele della scala appaiono convergere in un punto all'infinito.

  4. Posizione della Figura: La persona nella scena è posizionata su un piano orizzontale, con una posizione che potrebbe essere descritta in coordinate cartesiane come (x0,y0,z0)(x_0, y_0, z_0), dove z0=0z_0 = 0 potrebbe rappresentare il piano di riferimento della figura, e la persona guarda verso la scala che si estende lungo l'asse zz.

  5. Rappresentazione dello Spazio: L'intera scena potrebbe essere descritta in un sistema di coordinate tridimensionali, dove la posizione delle scale, della luce e della persona può essere rappresentata con coordinate cartesiane (x,y,z)(x, y, z).




"La bellezza della matematica si mostra solo ai più pazienti." – Maryam Mirzakhani

 Cosa rende il lavoro di Maryam Mirzakhani sulle superfici di Riemann così rivoluzionario nel campo della matematica? Maryam Mirzakhani Il lavoro di Maryam Mirzakhani sulle superfici di Riemann è stato rivoluzionario perché ha creato connessioni profonde e inaspettate tra geometria, topologia e sistemi dinamici, facendo progredire fondamentalmente la nostra comprensione della struttura degli spazi dei moduli, gli spazi dei parametri che classificano tutte le possibili forme delle superfici di Riemann. Nella sua ricerca, Maryam ha scoperto come calcolare il volume misterioso tagliando la superficie in piccoli pezzi ("paia di pantaloni") in ogni modo e riassemblando i dati utilizzando alcune innovazioni creative. Queste idee, presentate nella sua tesi di dottorato, hanno aperto nuove connessioni tra i campi e aperto nuovi problemi e nuovi modi di affrontare vecchi problemi. Maryam ha pubblicato le sue idee nelle prime tre riviste di matematica. Utilizzando sofisticati argomenti combinatori nel suo studio degli spazi dei moduli e dei volumi, sviluppò una formula ricorsiva per calcolare i volumi di Weil-Petersson degli spazi dei moduli delle superfici di Riemann bordate. Questi volumi svolgono un ruolo cruciale nella teoria delle stringhe e nella geometria algebrica. La sua tecnica si basava e ampliava il lavoro di Edward Witten e Maxim Kontsevich, fornendo una nuova visione combinatoria e geometrica di questi spazi. Mirzakhani ha studiato il comportamento di semplici geodetiche chiuse (curve che non si intersecano e sono localmente il percorso più breve) su superfici iperboliche. Ha sviluppato nuove formule per contare queste curve con determinate proprietà, generalizzando risultati che in precedenza erano stati applicati solo a superfici di bassa complessità. Questo lavoro ha avuto implicazioni sia per la geometria che per la teoria dei numeri. Ha anche fatto importanti progressi nella comprensione della dinamica del biliardo nei poligoni razionali e del comportamento delle trasformazioni di scambio intervallare. La sua ricerca ha attraversato molti ambiti: dalla geometria iperbolica alla teoria ergodica, dalla geometria algebrica ai sistemi dinamici. Questa unificazione ha permesso di applicare nuovi strumenti e metodi in queste discipline, il che è raro e di grande valore in matematica. Nel 2014, Maryam Mirzakhani è stata insignita della Medaglia Fields ... per i suoi eccezionali contributi alla dinamica e alla geometria delle superfici di Riemann e dei loro spazi di moduli, ed è diventata la prima donna a vincere questo prestigioso premio. Tragicamente, è morta di cancro al seno il 14 luglio 2017 all'età di 40 anni, lasciando il marito Jan e la figlia Anahita.



"Il terzo occhio non osserva il mondo, lo genera: nell’invisibile vibra l’essenza di ogni cosa, dove l’anima riconosce se stessa come infinito."

 Il "terzo occhio" è un simbolo ricco e stratificato, radicato in diverse tradizioni spirituali e filosofiche, che rappresenta l’accesso a una dimensione oltre il visibile. Approfondire questo concetto significa esplorare come l’essere umano possa trascendere i sensi fisici per connettersi con l’invisibile, rivelando una realtà più profonda. Ecco una riflessione articolata:

### 1. **Radici culturali e spirituali**  

   - **Induismo e Buddhismo**: Nell’Ajna Chakra (il "centro del comando" nello yoga), il terzo occhio è associato all’intuizione, alla saggezza e alla capacità di discernere maya (illusione) dalla verità assoluta (Brahman). Shiva, nella mitologia induista, distrugge l’ignoranza con il suo terzo occhio, simboleggiando la trasformazione attraverso la conoscenza.  

   - **Taoismo e misticismo occidentale**: In Cina, il "Dan Tian superiore" è un concetto analogo, mentre in tradizioni come l’esoterismo cristiano si parla di "occhio interiore" che percepisce la luce divina.  

### 2. **L’invisibile come linguaggio universale**  

   Aprire il terzo occhio significa decifrare l’invisibile attraverso:  

   - **Energie sottili**: Percepire campi vibrazionali (prana, qi) o interconnessioni tra esseri viventi.  

   - **Archetipi e inconscio collettivo** (Jung): Accedere a simboli universali che strutturano la psiche umana.  

   - **Tempo non lineare**: Intuire passato, presente e futuro come un flusso unico, superando la dualità.  

### 3. **Il processo di "apertura"**  

   Non è un atto meccanico, ma un percorso di purificazione interiore:  

   - **Meditazione e silenzio**: Allenare la mente a osservare senza giudizio, sciogliendo i veli dell’ego.  

   - **Integrazione di ombre**: Riconoscere e trascendere paure e blocchi emotivi che oscurano la visione.  

   - **Simboli e pratiche**: Mandala, mantra (come "Om"), o l’uso di piante sacre in alcune tradizioni sciamaniche, per amplificare la percezione.  

### 4. **La sfida della dualità: luce e illusione**  

   Il terzo occhio non mostra solo "meraviglie": rivela anche la natura effimera della realtà materiale. Questo può generare smarrimento (la "notte oscura dell’anima" di San Giovanni della Croce) o liberazione, a seconda della preparazione interiore.  

   - **Rischi spirituali**: L’attaccamento a visioni o poteri (siddhi) può diventare una nuova trappola, sostituendo l’ego materiale con uno spirituale.  

### 5. **Impatto sulla realtà quotidiana**  

   Chi integra questa visione vive una paradossale dualità:  

   - **Trascendenza nell’immanenza**: Vedere il sacro nel quotidiano, come suggerisce il Zen: "Acqua da bere, legna da tagliare".  

   - **Compassione radicale**: Percepire l’interconnessione di tutte le cose dissolve separazione e giudizio.  

   - **Creatività come atto divino**: L’arte, la scienza e l’amore diventano espressioni del "vedere oltre".  

### 6. **Scienza e terzo occhio**  

   - **Pineal gland**: Associata da Cartesio all’anima, produce melatonina e risponde a luce e oscurità. Studi recenti la collegano a stati di coscienza alterati (es. DMT).  

   - **Fisica quantistica**: L’idea che l’osservatore influenzi la realtà risuona con antiche intuizioni mistiche.  

### Conclusione: L’infinito dentro il finito  

Il terzo occhio non è un organo fisico, ma una metafora della capacità umana di trascendersi. Aprirlo significa riconoscere che l’invisibile non è separato dal visibile, ma ne è la radice. Come scriveva Rumi: *"Tu non sei una goccia nell’oceano, sei l’intero oceano in una goccia"*. In questa prospettiva, ogni istante diventa un portale verso l’eterno.



"Tirzepatide rappresenta una svolta nel trattamento dell'obesità, offrendo una riduzione di peso senza precedenti e migliorando la qualità della vita di milioni di persone."

 Perdere 23 chili e 18,4 centimetri di girovita in poco più di un anno: sono i promettenti risultati di tirzepatide, un nuovo medicinale anti-obesità sviluppato dalla italiana Lilly e che si inserisce con prepotenza nel mercato farmacologico. Secondo i risultati dello studio Surmount-5, che ha messo a confronto i risultati ottenuti da tirzepatide con quelli della terapia a base di semaglutide, il nuovo farmaco permette di raggiungere «livelli di riduzione del peso mai raggiunti prima». Una svolta che potrebbe avere enorme impatto sulla vita di quasi 6 milioni di persone in Italia, migliorando «la qualità e l’aspettativa di vita di chi convive con l’obesità», ha spiegato Paolo Sbraccia, docente di Medicina interna all’Università di Roma Tor Vergata. Ann. Il Gioco per PC Più Realistico del 2025 Raid: Shadow Legends Gli effetti positivi di tirzepatide «Questi risultati ci rendono fiduciosi sulle maggiori opportunità che possiamo offrire ai nostri pazienti di scongiurare rischi e complicanze». Tirzepatide, a differenza del semaglutide, agisce come agonista non solo sul recettore Glp-1 ma anche sui recettori Gip. Come hanno scritto gli scienziati sul The New England Journal of Medicine, e come loro stessi hanno presentato al 32esimo European congress on Obesity a Malaga, i vantaggi del nuovo farmaco sono notevoli. Il tirzepatide, innanzitutto, permetterebbe una riduzione di peso media del 20,2% rispetto al 13,7% del semaglutide a 72 settimane dall’inizio della terapia: rispettivamente 22,8 chili contro 15. Il 15% della perdita di peso è stato raggiunto dal 65% dei partecipanti allo studio trattati on tizepatide e solo dal 40% con semaglutide. Chi può assumere tirzepatide: le regole in Italia Infine, chi ha assunto tirzepatide ha raggiunto una riduzione media della circonferenza vita di 18,4 cm, contro di 13 cm del semaglutide. In Italia, tirzepatide è approvato per il trattamento solo negli adulti con un indice di massa corporea maggiore o uguale a 30 kg/m2. Oppure gli adulti in sovrappeso con almeno una comorbiità correlata al peso. È sempre prescritto nell’ambito di una terapia più ampia, che prevede anche una dieta ipocalorica e una maggiore attività fisica. L'articolo Tirzepatide, il farmaco anti-obesità che fa perdere 23 chili in poco più di un anno: chi può assumerlo in Italia proviene da Open.



Mediaset non è stata solo televisione, ma una leva di potere capace di trasformare la visibilità in fiducia, le aziende in marchi e il lavoro invisibile dietro le quinte in un’influenza che ha segnato un’epoca.

  Mediaset: il grande potere televisivo che ha plasmato l’immaginario collettivo e il mercato Per decenni Mediaset non è stata soltanto una ...