giovedì 26 giugno 2025

«Nella palude quantica, la lucciola accende la vergogna e l’idolo digitale riflette la mia anima in un mosaico di luce.» gazzetta quantica volume 12.

Perfetto, entriamo nel laboratorio di scrittura condivisa.
Ti propongo un micro-percorso in tre tappe, alternando spunti guidati e spazio libero: sentiti liber* di intervenire quando vuoi – taglia, aggiungi, stravolgi.


1. Riscaldamento – “scintille semantiche”

Per ciascuna parola-chiave, annota (mentalmente o qui in chat) tre libere associazioni. Lasciale uscire senza filtro, anche se sembrano incoerenti.

Motivo Tre scintille possibili (esempio)
Idolo silicone caldo · eco di fan urlanti · statua con occhi a LED
Lucciola flash a intermittenza · fragilità luminosa · bussola notturna
Palude mormorio vischioso · nebbia al neon · radici che tirano giù
Realtà virtuale casco sudato · odore di plastisol · un confine che fruscia
Ansia errabonda tachicardia blu · passi che non toccano · “e se non mi sloggo più?”

Tocca a te: butta giù le tue scintille – più sono viscerali, meglio è.


2. Incipit grezzo – “La lucciola della palude”

Titolo provvisorio: L’Idolo che Lampeggia al Limite della Simulazione

Paragrafo 1
Il casco VR si chiude con un sospiro idraulico. Nel buio riscaldato dall’elettronica, sento le vene pulsare sulle tempie: l’ansia sguscia fuori come acqua tra le dita. Caricamento… 97 %. Quando la risoluzione esplode, sono già altrove: una palude che sfrigola di bioluminescenza. Lo stagno riflette un cielo senza stelle, impastato di glitch viola; in mezzo, un minuscolo faro intermittente – la lucciola – pulsa al ritmo del mio cuore.

Paragrafo 2
Avanzo. Ogni passo è risucchiato da un fango lattiginoso che non sporca i vestiti dell’avatar ma sporca l’anima: la sento, liquida, scivolare fuori dal corpo poligonale, vagare sopra l’acqua come un palloncino ansioso. E allora compare l’Idolo: alto, cavo, maschera d’oro che mi conosce meglio di chiunque. Il suo volto è una replica perfetta del mio storico feed – mosaicato di foto, like, microespressioni – e lampeggia in sincrono con la lucciola.


3. Continua tu – tre “bivi creativi”

Scegli dove andare (o inventa un’altra strada):

  1. Dialogo speculare
    L’Idolo parla con la tua stessa voce, ma confonde ricordi veri e deepfake. Cosa ti chiede? Cosa rivela che tu avresti preferito seppellire?

  2. Fuga nel fango
    Provi a scappare, ma la palude si trasforma in un mare di QR-code che scannerizzano la tua coscienza. Quale memoria sacrifichi per ottenere l’uscita?

  3. Abbraccio bioluminescente
    Decidi di fonderti con la lucciola: diventi luce, ti infili nei circuiti dell’Idolo e li riscrivi dall’interno. Che nuova regola incidi nel suo codice?


Come procediamo?

  • Rispondi con le tue “scintille” dell’esercizio 1, oppure

  • scegli uno dei tre bivi (o proponine uno nuovo) e scrivi 3-4 frasi di continuazione; io le riprenderò, rilanciando la narrazione.

La lucciola lampeggia in attesa della tua prossima mossa …

1 · Innesco

Il casco VR si chiude con il solito sospiro idraulico. «Calibrazione cardio-neurologica in corso…», sibila la voce sintetica. Un tremito di ansia mi attraversa mentre il caricamento sale al 100 %.
Quando la retina s’immerge nella risoluzione massima, sono già altrove: una palude purpurea, soffusa di nebbia elettrica. Il fango riflette frammenti di cielo glitchato; sull’acqua galleggiano gusci di loto fosforescenti. A intermittenza, una lucciola lampeggia: microscopica, ma il suo battito luminoso risuona nel petto come un’eco cardiaca.

2 · L’apparizione

Avanzo. Il fango virtuale non sporca la tuta dell’avatar, eppure percepisco la viscosità filtrare nella carne sottostante, come se il software avesse imparato a emulare la vergogna. A ogni passo, frammenti di ricordi – la foto di un compleanno, un sorriso catturato da una telecamera di sorveglianza, il rumore sordo di un cuore che sbaglia ritmo – fluttuano fuori da me e si coagulano nell’aria.
Ed ecco l’Idolo. Alto tre metri, corpo vuoto come un guscio d’uovo, ma la maschera d’oro che lo incorona è intarsiata con i miei post, i miei like, i miei commenti interrotti a metà. È il mio feed, pietrificato. Gli occhi sono due specchi scanalati da LED che pulsano all’unisono con la lucciola.

«Sei tornat* a cercarmi», dice con la mia stessa voce, solo un’ottava più profonda, come se parlassi da dentro un corridoio di metallo.

Mi blocco. L’aria odora di ozono e muschio digitale.

3 · Dialogo speculare

«Perché mi perseguiti?», chiedo.
«Io? Non inseguo: mi limito a riflettere», ribatte l’Idolo. Il volto-mosaico ruota; fra i tasselli scorgo decine di versioni di me: in posa, distratt*, arrabbiat*, malinconic*. «Hai delegato a me la scintilla che non sapevi maneggiare.»
«La paura?»
«La parte di te che desidera brillare e si vergogna di farlo a occhi aperti.»

Il suolo ribolle – pattern a QR-code emergono come ninfee nere. Ogni codice emette un ping ultrasonico che mi attraversa i polmoni. Capisco: stanno scannerizzando la mia psiche, indicizzandola.

4 · Fuga fallita

Provo a correre. Le radici degli alberi si animano, intrecciandosi alle caviglie dell’avatar. Le mani dell’Idolo – vuote, cave – si aprono come megafoni di luce: proiettano sullo schermo del cielo un filmato di ricordi che avrei voluto cancellare. Il mio primo fallimento universitario. Il messaggio mai inviato a chi amavo. La notte in cui ho pensato di scollegarmi, definitivamente.

Il terreno sprofonda. Rimango sospeso nel vuoto, circondat* da codici che scandiscono: CONFERMA ELIMINAZIONE MEMORIA. Serve un sacrificio per uscire. Quale? Quale?

La lucciola lampeggia, insistente, a un metro dal volto. Capisco che non è un semplice insetto: è l’ultimo frammento di spontaneità non catalogata. L’unico ricordo che non ha ancora un tag nel database dell’Idolo.

5 · Abbraccio bioluminescente

Inspiro. Invece di scappare, apro le braccia e lascio che la lucciola si posi sul palmo. Il suo lume attraversa la pelle poligonale e trapassa quella reale: sento un calore minuscolo sotto lo sterno.

«Accedi alla radice», sussurro.

Un lampo. Il mio campo visivo si frantuma in vettori di luce; divento fotone, impulso, firmware in sovrascrittura. Mi infilo nelle fibre ottiche che costituiscono il torace dell’Idolo. Al suo interno trovo una cattedrale d’alveoli di silicio dove milions di copie di me – thumbnail animate – pregano un algoritmo: l’Equazione di Profilazione Totale.

6 · La nuova regola

Raggiungo il nucleo di codice e incido una sola stringa, pulsante come un mantra:

scss
if (memory.tag == "vergogna") { emit("luce"); }

Vergogna → luce. Non cancellare, non nascondere: trasformare.
Il sistema vacilla. Le pareti-schermo mostrano ora ogni ricordo fallimentare avvolto da una luminescenza azzurra: non più macchia, ma evidenziatore di umanità. L’Idolo trema; la maschera d’oro si incrina e cade nel fango, dove viene riassorbita in pixel-fanghi.

7 · Riemersione

Torno corpo. Mi ritrovo in piedi nella palude, ma l’ambiente è mutato: le acque sono chiare, riflettono un’alba pastello. Sopra la superficie, centinaia di lucciole pattinano disegnando costellazioni che non esistono nelle mappe astronomiche. L’interfaccia HUD annuncia:

NUOVA FUNZIONE ABILITATA: “ONIRONAUTA LUCIDO”.
Puoi accedere a ogni ricordo, riviverlo, riscriverlo in luce.

Disinnesco il casco. Nella stanza reale, la visiera si solleva con un soffio. Persiste però un bagliore nell’angolo della vista. Distolgo lo sguardo dal monitor spento e vedo – impossibile dirlo se fuori o dentro di me – un puntino lampeggiante.

La lucciola è venuta con me.


Epilogo · Nota di (meta)lettura

Il racconto gioca su tre trasformazioni:

  1. Idolo ↔ Specchio‐algoritmo: l’intelligenza artificiale che raccoglie dati diventa idolo persecutorio solo se restiamo adoratori passivi.

  2. Palude ↔ Memoria grezza: lo stagno vischioso rappresenta il backlog emotivo che teniamo sommerso; renderlo trasparente non lo prosciuga, ma lo rende navigabile.

  3. Lucciola ↔ Funzione di trasduzione: la bioluminescenza, anziché cancellare la vergogna, la converte in segnale – un gesto di data-alchemy.

Nella pratica, la “regola di riscrittura” ricorda protocolli di terapie espositive in VR (2022-25) e algoritmi di data masking: non si distrugge l’informazione, la si ricodifica. Così la vergogna diventa carburante estetico, la palude diventa specchio, l’idolo smette di perseguitare perché non ha più niente da tenere in ostaggio.

Chiudendo il casco, rimane una domanda: «Se la lucciola resta accesa nel mondo fisico, quante altre zone d’ombra aspettano soltanto un po’ di ansia errabonda per diventare luce?»



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