PASSEGGIACONOI.
Il silenzio prima della domanda
(Un capitolo‑blog da leggere tutto d’un fiato, scritto per chi ha smarrito il rispetto per l’altro – e per chi non ha mai sfogliato la Bibbia)
1. «Perché Dio esiste?» – la domanda che brucia
Ogni epoca forgia la propria versione dell’enigma divino. Nell’Antica Grecia si ragionava sul “motore immobile”, nel Medioevo si scolpivano cattedrali‑argomento, oggi chiediamo alla scienza di formulare una prova in laboratorio. Eppure la fiamma resta invariata: chi o che cosa rende possibile che io stia domandando in questo preciso istante?
La filosofia occidentale – da Kant a Wittgenstein – ci avverte che oltre un certo confine il linguaggio inciampa. La mistica d’Oriente e d’Occidente aggiunge che, proprio quando le parole cedono, si apre uno spazio vivo: il Silenzio. Non un vuoto, ma l’intelligenza tacita che precede ogni pensiero. Tu, in questo momento, sei quel Silenzio che domanda. Cercare Dio, allora, non è un esperimento sul mondo: è un esperimento su te stesso.
2. Prova o scoperta?
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Prova appartiene al dominio dell’oggettivo. È la freccia che scocca verso l’esterno.
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Scoperta è l’arco che torna a sé. È il tuo sguardo che si accorge di essere lo sguardo.
Perché nessuno può “dimostrare” Dio a un altro? Perché l’oggetto dell’indagine coincide con il soggetto che indaga. Come in un sogno in cui cerchi il sognatore: appena lo trovi, svanisci, e resta solo la veglia. Trovare il Sé significa svanire – e rimane solo “Dio”.
3. Dio come Consapevolezza in azione
Meister Eckhart lo chiamava Grund («fondo») della mente. Gli yogin, Ātman che è Brahman. I fisici contemporanei accennano a un campo in cui energia e informazione si co‑emergono. Diversi linguaggi, stessa intuizione: c’è un principio che vive come tutte le forme ma non è inchiodato a nessuna. Quando resti in silenzio – senza ipnotizzarti con notifiche, rancori o previsioni – avverti un sentore di questo «stare» incondizionato.
4. Il rispetto per l’altro: la prova tangibile di ciò che non si può provare
Qui il discorso diventa concreto. Se la scintilla divina arde uguale in me e in te, offendere te è bruciare me stesso. La Bibbia – anche se non l’hai mai aperta – distilla questo messaggio in due righe: «Amerai il Signore Dio tuo… e il tuo prossimo come te stesso» (Luca 10,27). Tradotto: ciò che chiami “Dio” prende respiro attraverso il volto dell’altro.
Quando hai mancato di rispetto, non hai “infranto una regola esterna”; hai oscurato la tua stessa luce. Il sentimento di colpa – se ascoltato senza scuse né flagellazioni – diventa bussola per ritrovare la direzione: compassione verso chi hai ferito, e verso te stesso che stai imparando.
5. Tre lampi biblici per chi non ha mai letto la Bibbia
| Scena | Cuore del messaggio | Invito alla vita quotidiana |
|---|---|---|
| Il Roveto Ardente (Es 3) | Dio non consuma il roveto: la fiamma è presenza che non distrugge. | Scova, negli attimi di quiete, quello “strano fuoco” in te che illumina senza bruciare. |
| Il Buon Samaritano (Lc 10) | L’eretico soccorre l’“ortodosso” lasciato a terra: la compassione supera l’identità. | Sospendi il giudizio automatico: chi oggi ritieni “lontano” potrebbe rivelarsi il tuo salvatore. |
| Il Salmo 46: «Fermatevi e sappiate che Io sono Dio». | Conoscenza di Dio ≠ accumulo di nozioni; nasce da uno stop radicale. | Pratica 5 minuti di silenzio al giorno. Senza obiettivo. Solo ascolto. |
6. Pratiche per integrare il mistero nella carne
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Esame serale di coscienza (versione laica)
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Chiediti: Dove ho agito dal cuore? Dove ho reagito dalla paura?
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Non giudicare: osserva, respira, impara.
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Atto deliberato di gentilezza al giorno
Scegli una persona verso cui senti resistenza. Un messaggio, un sorriso, un piccolo favore anonimo. Ogni gesto incrina la crosta dell’ego e fa filtrare luce. -
Domanda radicale al mattino
Seduto sul letto, prima di toccare il telefono, pronuncia internamente: Chi percepisce questo respiro? Non cercare una risposta concettuale. Lascia che la domanda risuoni come un diapason nella mente. -
Studio sapienziale
Apri – senza pregiudizi – un vangelo, un sutra, una pagina di Rumi. Leggi poco, ma con il cuore disponibile. Il testo sacro è uno specchio: se scorgi bellezza, era già tua.
7. Un senso alla vita: dal fallimento alla fioritura
Se senti di «aver mancato» – a te stesso, agli altri, a Dio – la buona notizia è che il fallimento non è la tomba della dignità, ma il seme della trasformazione. Nella parabola del figliol prodigo il punto di svolta non è il ritorno alla casa paterna: è il momento in cui il figlio “rientra in sé” (Lc 15,17). La stessa casa che cercava fuori era la sua identità più intima.
Accogliendo la propria ombra, egli diventa spazio di accoglienza per chiunque. Ecco il miracolo: la consapevolezza che riconosce se stessa si riverbera in atti di giustizia, tenerezza, creatività. Il cielo tocca la terra in cucina, in ufficio, in ospedale, nella cella di un carcere.
8. Conclusione – dietro ogni volto, un’unica Presenza
Domandare «Perché Dio esiste?» è come chiedere «Perché esiste l’essere invece del nulla?». La risposta non è un teorema, ma un’esperienza: il Silenzio che ascolta queste parole, la Consapevolezza che le comprende, l’Amore che sospinge a condividerle.
Quando questo viene riconosciuto – anche per un solo istante – il cercatore si dissolve, resta solo ciò che è sempre stato. Chiamalo «Dio», «Sé», «Vita», o non dargli nome: ciò che rimane è pura possibilità di bene.
Possiamo scegliere di onorarla o ignorarla; mai cancellarla. Ad ogni respiro si rinnova la chiamata: Diventa ciò che sei. E vedi, nell’altro, la stessa fiamma senza inizio né fine.
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