Lewis Hamilton e la “psicologia della Rossa”
Perché la mente del campione conta più dei numeri (e come può ancora vincere con Ferrari)
1. Un salto nel fuoco di Maranello
L’arrivo di Lewis Hamilton a 40 anni in Ferrari – primo team non motorizzato Mercedes della sua carriera – è stato celebrato come il colpo di mercato del decennio. Ma dopo 14 GP 2025 il sette volte iridato è solo sesto nel mondiale con 109 punti, senza podi in gara lunga e con l’unica consolazione della Sprint di Shanghai. (Wikipedia, Formula 1® - The Official F1® Website)
2. La pressione psicologica della “Rossa”
Hamilton ha ammesso di sentirsi «inutile» dopo l’eliminazione in Q2 a Budapest, spingendosi a dire che «la Ferrari dovrebbe cambiare pilota». Parole figlie di un ambiente iper-esigente, di tifosi (e media italiani) che vivono la F.1 come religione civile. (La Gazzetta dello Sport, Diario AS)
Il team principal Frédéric Vasseur e lo stesso Stefano Domenicali lo hanno però difeso, ricordando che la frustrazione è la prova della fame agonistica che ancora lo anima. (Formula 1® - The Official F1® Website)
3. Ingegneri vs istinto: il nodo irrisolto di Ferrari
La storia recente dice che a Maranello l’approccio “ingegneristico” ha spesso prevalso su quello del pilota: pacchetti aerodinamici introdotti e poi bocciati (o “segreti”, come l’ala anteriore 2024) e aggiornamenti sospesi a stagione in corso ne sono la prova. (Motorsport)
Hamilton, al contrario, è famoso per la sensibilità di guida e la capacità di adattarsi a un’auto instabile, qualità che hanno convinto Mercedes a cucirgli la W-11 attorno nel 2020. In Ferrari, però, la cultura tecnica fatica a cedere il volante alle sensazioni del pilota, e i dati di simulazione restano spesso legge non scritta.
4. Il contributo di Lewis: dal briefing alle linee guida 2026
Nonostante il rendimento altalenante, Hamilton ha già consegnato due dossier di feedback per la SF-26, partecipando a riunioni con Vasseur ed Elkann sulle priorità di progetto (motore e sospensioni posteriori). È il tentativo di spostare il baricentro decisionale da “calcolo” a “sensazione”. (La Gazzetta dello Sport, Motorsport.com)
5. Dove può (realmente) vincere nel 2025
Il calendario offre ancora dieci appuntamenti:
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Monza (5-7 settembre) – pista di motore e freni: il layout “stop-and-go” potrebbe mascherare i limiti di carico della SF-25, ma McLaren è favorita.
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Singapore (3-5 ottobre) – tracciato a trazione dove l’aggiornamento al retro-treno promesso da Ferrari dovrebbe fare la differenza; qui l’abilità di Lewis nel gestire il degrado gomme in aria calda vale oro.
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Città del Messico (24-26 ottobre) – alta quota, minore richiesta aerodinamica: la spinta elettrica Ferrari è storicamente efficace.
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Interlagos & Las Vegas – due piste in cui Hamilton ha vinto in passato, e in cui la strategia (pit-stop e gestione gomme) pesa più delle qualifiche. (Formula 1® - The Official F1® Website)
Realisticamente, la combinazione di un pacchetto aerodinamico rivisto a Singapore e circuiti “driver-centrici” come Interlagos offre a Hamilton le sue migliori chance di rompere il digiuno già nel 2025. Mal che vada, l’obiettivo concreto è riportare Ferrari al secondo posto costruttori, davanti a Mercedes, consolidando leadership tecnica in vista del cambio regolamentare 2026.
6. Conclusione: la vittoria passa dalla testa
La SF-25 non è la miglior macchina del lotto, ma non è l’unico problema. A Maranello serve un ribaltamento culturale: mettere il pilota – il suo timing di frenata, la sua lettura del grip, il suo “sentire” – al centro dell’algoritmo. Solo così Hamilton potrà trasformare la frustrazione in fame e la fame in trofei rossi. Perché, citando il britannico, «continuo ad amare le corse» – e la Ferrari ha bisogno che quell’amore diventi prestazione prima che l’ingegneria lo ingabbi nei dati. (Formula 1® - The Official F1® Website)
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